Love

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reallytongues
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Messaggio da reallytongues »

Band tra le pricipali del movimento psichedelico anni 60 e non solo, si ricordano soprattutto per i primi bellissimi tre album che anticiparono l'acid rock e la psichedelia tutta partendo dal folk rock byrdsiano e contaminandolo con elementi proto-punk, baroque pop e r&b.
Il leader Arthur Lee chitarrista eccezionale e ottimo cantante di colore fu autore di quasi tutti i brani del gruppo, ma i pochi scritti dall'altro bravo chitarrista Bryan MacLean sono tra i migliori dei Love.
Lee conobbe Hendrix già nei primi anni 60 e come lui era già attivo in numerosi gruppi soul rock.
I Love nacquero verso il 65, spinti dalle innovazioni dei Byrds (MacLean era pure un loro roadies)e divennero presto la sensazione del locale rock per eccellenza di Los Angeles, il Whisky a Go-Go. Qui iniziarono a suonare la celeberrima Revelation che apparirà sul secondo album.
Il primo disco intitolato semplicemente "LOVE" ebbe un buon successo in patria e vede il gruppo cimentarsi con belle composizioni folk rock e inizare a sorprendere la scena rock con stranissime e originali canzoni imprevedibili come l'arrembante "My Flash On You" (con un basso portentoso), la cover da Bacharach "My Little Reb Book" e "Signed DC" spettrale momento alla Animals.
My Flash On Youhttps://www.youtube.com/watch?v=ZgBDItJ0TxA

"My Little Red Book" pur essendo una cover di un brano pop viene dai Love riplasmata fino a fare divenire il brano un autentico manifesto della nuova pop psichedelia, tanto da ricordare e anticipare le migliori eccentriche intuizioni del Syd Barrett dei primi Pink Floyd:
chitarrismo ritmico aggressivo, basso pulsante, melodie agrodolci
Il gruppo divenne presto molto più famoso in Gran Bretagna che in patria, Yardbirds e Stones capirono prest le innovazioni del gruppo di Arthur Lee.


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reallytongues
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Re: Love

Messaggio da reallytongues »

Anticipato dal capolavoro garage e proto-punk "7 and 7 is" nel 1967 esce "Da Capo" considerato da qualcuno il capolavoro del gruppo, anche se per molti è il successivo il loro apice, ma non importa, l'album è una sequenza di brani da capo giro!
Smarcandosi dal sound byrdsiano i Love inventano uno stile fatto di dolcezze esotiche, misteriosi ricami spagnoleggianti, aggressioni chitarristiche e molto altro
L'album è breve ed ha poche canzoni, infatti la facciata B è occupata dalla divertentissima "Revelation" che partendo da un clavicembalo impazzito si sviluppa su di un grande riff come un saggio di black music psichedelica con divagazioni chitarristiche più vicine a certi Velvet Underground che al West Coast Sound. Impressionante poi l'utilizzo creativo dell'armonica a bocca e la performance vocale di Lee.
Un capolavoro che spesso viene dimenticato. https://www.youtube.com/watch?v=ea7_6p1aUzs

Nella facciata A si ascoltando brani che risultano davvero unici e originalissimi, alcuni sono capolavori.
"Stephanie Knows Who" un micidiale r&b condito da arrangiamenti per clavincembalo e una sezione centrale assolistica free jazz https://www.youtube.com/watch?v=9oqmaOSHmJM
"Orange Skies" un brano pop esotico molto dolce con bel flauto in evidenza e dalla melodia davvero vincente
"Que Vida" altro "scherzo" pop-esotico molto grazioso
"7and7is" uno dei capolavori del rock tutto per quanto mi riguarda...un assalto sonoro che ancora oggi impressiona per potenza, energia, inventiva...un riff micidiale e stacchi da orchestra sinfonica! MICIDIALI!
"The Castle" si tratta di un bozzetto musicale di rara raffinatezza e di complessa partitura chitarristica. Uno dei miei brani preferiti anche se è forse ritenuto minore. Il testo si riferisce al castello dove il gruppo visse per alcuni anni e dove il gruppo fu fotografato nelle varie copertine.
"She Comes in Colors" è un altro brano molto particolare, pop con raffinatissime sequenze strumentali arrangiate con sapienza unica. Madonna campionò il riff per il suo brano "Beautiful Stranger"

7and 7is

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reallytongues
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Re: Love

Messaggio da reallytongues »

Nel 1968 i Love arrivano al terzo appuntamento discografico completamente devastati dalla tossicodipendenza. L'album viene registrato in 4 mesi con l'aiuto di musicisti di studio e la sensazione che Arthur Lee fosse ad un passo dal lasciarci le penne la sia ha oltre che dalla sua stessa ammissione anche dalle atmosfere lugubri e sofferte di molti brani.
Sia chiaro si tratta di album molto pop, con arrangiamenti raffinati e piacevoli, ma in alcuni momenti la bellezza delle canzoni è dettata da una forte malinconia di fondo, quasi un disperato viaggio solitario nel deserto della propria anima, alcune volte gli arrangiamenti western aiutano a rafforzare questa sensazione come nell'iniziale "Alone Again Or". "A House is Not a Motel" alza il ritmo e sembrerebbe quasi una danza rock tribale alla Rolling Stones se Lee non la cantasse con un tono confidenziale, solo le parti assolistiche di chitarra ci ricordano che i Love sono un gruppo rock.
"Andmoreagain" è ancora un piccolo quadretto di dolce e disperato pop. "The Daily Planet" invece ci riporta ai Love Syd Barrettiani, quelli che secondo il mio parere divertono di più e che sorprendono sempre. Dopo un altra bella e sofferta operetta pop "Old Man" riecco i Love migliori di "The Red Telephone", una misteriosa ed eccentrica song che ipnotizza e chiude il primo lato.
"Maybe the People..." è un lounge pop jazz interessante dove però la carica dirompente che potrebbe uscire fuori viene troppo gestita dall'arrangiamento "adulto". "Live and Let Live" ci riporta i Love più "grezzi" e cattivi e alza il tasso rock dell'album, uno dei vertici del disco secondo me. E così dopo altre due belle canzoni arriviamo al brano più ambizioso che chiude il disco "You Set The Scene" che emoziona grazie all'arrangiamento per orchestra che da un tono davvero da ultima spiaggia, un brano disperato quanto meraviglioso, il pop come esercizio di stile che va ben oltre, ma non rinuncia all'effetto estetico.
"The Daily Planet"

"The Red Telephone"
https://www.youtube.com/watch?v=rlEUAVu02aQ

Il disco ha buon successo in UK e con il tempo viene considerato uno dei più bei dischi pop di tutti i tempi.
I Love si scioglieranno e Arthur Lee riorganzizzerà il gruppo nel 69 come una band hard rock per "Four Sail" che è un buon disco con alcuni brani molto interessanti, ma come si sentirà anche nei dischi successivi la musica perderà sempre più di personalità.
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Re: Love

Messaggio da elio77 »

Mi piacciono tantissimo.fanno musica molto fresca ed innovativa,forse l unica pecca per i miei gusti è la voce ma sono ad ogni modo da approfondire
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Re: Love

Messaggio da Scardy in Exile »

Allora really, anzitutto grazie per aver dedicato un topic ad uno dei maggiori interpreti della psichedelia west-coast e non solo, una band che meriterebbe la stessa considerazione dei vari Jefferson Airplain e Doors, ma che invece rimane ancora troppo poco conosciuta. [nc]

Questo topic mi ha indotto a recuperare un disco che avevo sempre snobbato, presumendolo troppo acerbo, ossia l'esordio omonimo del 1966. Ebbene, un disco parecchio avanti per l'epoca, un folk-rock adulto, maturo, già pienamente emancipato dal modello byrdsiano, con chitarre ruvide, buon songwriting e delizie di basso come forse solo i Jefferson Airplain sapevano fare all'epoca.

Per il resto, io sono del partito di "Da Capo", che per me rimane il loro apice e uno dei dischi psichedelici più belli di sempre. Variopinto, imprevedibile, suggestivo, suonato da Dio, ricco di idee, capace di essere duro come il garage-rock più verace, ma di impreziosire questa base con innesti baroccheggianti e jazzati ("Stephanie", con il clavicembalo e l'intermezzo "free", racchiude in pochi travolgenti minuti musica classica, jazz e rock, senza mai perdere d'impatto); ma capace anche dell'opposto, ovvero di raggiungere una morbidezza sonora che accoglie suggestione esotiche, misticheggianti, orientaleggianti o di rilasciare una suite/jam di 20 minuti dove la base blues si contamina con mille altre cose, fino a raggiungere certi inopinati abissi di oscurità (giusto il raffronto che fai coi Velvet).

"Forever Changes" invece non mi ha mai colpito più di tanto: troppo morbido e troppo monocorde (rispetto ai loro standard). Ma ovviamente gli darò un'altra chance. [happy]
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reallytongues
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Re: Love

Messaggio da reallytongues »

Anche io reputo "Da Capo" l'album magico e più bello del gruppo. Rispetto a "Forever Changes" ha quel dono di dolcissima pazzia che lo rende un miracolo. "Love" infatti è molto più avvicinabile a quel tipo di atmosfera leggera e disincantata.
"Forever Changes" resta comunque un lavoro di una potenza estetica più universale, così pregno di musicalità pop quasi mainstream. Ma come si è scritto ha pure una atmosfera tragica che preannuncia proprio il disfacimento dopo un epoca felice. Un album bello e maledetto direi.
Segnalo i video del tour del 2003 di Arthur Lee dove rifece interamente "Forever Changes"
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Lorenzo Mentasti
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Re: Love

Messaggio da Lorenzo Mentasti »

"My flashes on you" e la loro versione di "Hey Joe" di Tim Rose (uscita, va ricordato, qualche mese prima di Jimi Hendrix) sono garage beat e si assomigliano parecchio, "Signed DC" è una ballata malinconica da cui i Moody Blues hanno attinto moltissimo per comporre "Nights in white satin".
Nota a margine: pare che Burt Bacharach si fosse molto risentito del trattamento che i Love avevano riservato alla sua "Little red book".
"Mother, didn't need to be so high."
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