Strange days (1967)
Inviato: 11/01/2013, 10:59
Forti del primo posto in classifica raggiunto dal 45 giri Light my fire, i Doors si danno da fare in sala di registrazione per dare un seguito allo sfavillante disco d’esordio, qui pseudo-recensito.
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Il materiale non manca, molte sono le canzoni rimaste fuori dalla track-list di THE DOORS, e queste vengono integrate da nuove composizioni. In studio è ora possibile usufruire di un registratore ad 8 piste che dà molta più libertà di manovra del precedente 4 piste. Oltre ai fidi Paul Rothchild (produttore) e Bruce Botnick (ingegnere del suono), collabora il bassista Douglas Lubahn.
Forse non intenzionalmente, l’album risulta essere quasi un concept sull’alienazione e sulla solitudine, cosa che unita alla mancanza di una possente hit come Light my fire, porta il disco ad essere considerato dalla casa discografica un mezzo flop, nonostante raggiunga il terzo posto (The Doors si era fermato al secondo, ma pagava la contemporaneità col Sgt. Pepper). Ma mediamente la qualità di Strange days non è affatto inferiore a quella del suo celebrato predecessore.
Apre le danze l’ipnotica title-track, dal suono cupo e con la voce effettata all’estremo. Nel ritornello (strumentale!) ritornano gli accordi ribattuti già incontrati in Twentieth century fox.
You’re lost little girl è una dolce e malinconica ballata sorretta da un walking-bass e da un arpeggio di chitarra semplici ma efficaci, senza dimenticare l’organo che amalgama alla perfezione il tutto. Azzeccato anche l’inserto strumentale latin-jazz. I Doors speravano di poterla far interpretare anche a Frank Sinatra, magari in dedica a Mia Farrow con la quale il rapporto era giunto al capolinea. Simpatica la situazione in cui Jim ha registrato la sua parte vocale: Rothchild suggerì alla sua ragazza Pamela di entrare con lui in cabina, e lei prontamente si inginocchiò di fronte a lui e……
L’ambiente si fa rovente con il rock-blues di Robbie Krieger Love me two times; memorabili sia il riff portante che l’assolo di harpsichord, per un brano che ripropone Morrison come icona sexy. Anche se il testo in effetti è dello stesso Krieger, e non è la cosa per cui la canzone passerà alla storia: “Oggi doppia razione d’amore, devo partire……” (in guerra?).
Unhappy girl è l’episodio minore del disco, come lo era I looked at you nel primo album, anche se tematicamente in linea col resto (“Ragazza triste, sei rinchiusa in una prigione che tu stessa hai costruito….”). La band californiana dimostra di aver imparato la lezione dei Beatles, e registra il piano ritmico al contrario.
Horse latitudes non è altro che una poesia scritta dal ragazzino Morrison ai tempi della scuola, su cui il resto della band lavora per creare effetti sonori. Il drammatico recitato declama di una nave in balia dei flutti che getta in mare i cavalli che stavano a bordo. Questo brano funge da introduzione a
Moonlight drive, la prima famosa canzone che il giovane Morrison cantò ad un esterrefatto Manzarek sulla spiaggia di Venice. La ballata ora è diventata una sorta di tango-blues, squarciata dalla chitarra-slide di Krieger.
People are strange è una delle ultime canzoni composte e la prima ad essere lanciata come singolo (seguita da Love me two times). Essenzialmente pop, ha una genesi particolare: Morrison si presenta una sera come tante da Krieger e John Densmore, depresso e con propositi di suicidio. Passata la notte a parlare, i due gli proposero di andare in cima alla collina a vedere sorgere il sole, sperando in un cambio di umore di Jim. La cosa funzionò ed ispirò al cantante le parole del testo.
My eyes have seen you dimostra che i Doors, quando c’è da pestare, pestano. Una specie di punk ante-litteram, con contorno di psichedelia specie nel finale.
Si torna in un’atmosfera languida con la sognante I can’t see your face in my mind, con la chitarra sinuosa che tenta quasi di distrarre l’ascoltatore dall’incantatore Morrison. Un brano che ci pone in attesa del gran finale.
Gran finale costituito nuovamente da un lungo brano (11 minuti), When the music’s over, un lungo intreccio di riffs di basso, organo e chitarra elettrica. Strutturalmente è simile a The end, sezione strofa-ritornello all’inizio ed alla fine, ed in mezzo un lungo recitato con momenti topici e momenti di quiete sottolineati dalla band. I Doors qui ci fanno persino sentire “l’urlo della farfalla”. Tutto il testo si può riassumere nella frase che Morrison recita prima dell’urlo liberatorio: “We want the world and we want it….NOW!” ossia “Vogliamo il mondo e lo vogliamo SUBITO!”. I Doors sanno che è il momento giusto per guidare la ribellione giovanile, che è sul punto di esplodere.
L’album Strange days, uscito nel settembre del 1967, forma col precedente la coppia di lavori assolutamente imprescindibili dei mitici Doors.
Un’ultima annotazione sulla copertina, che Jim Morrison stesso ha preteso non fosse incentrata sul suo faccione, per non oscurare il resto del gruppo. Si è preferito un’immagine di personaggi tipici del mondo del circo, mentre i musicisti si intravedono solo in un manifesto appeso.
Riassumendo il tutto in una veloce pagellina:
-Strange days voto 8
-You’re lost little girl 8,5
-Love me two times 9
-Unhappy girl 6
-Horse latitudes 6
-Moonlight drive 8
-People are strange 9
-My eyes have seen you 7
-I can’t see your face in my mind 9
-When the music’s over 9
Due tra i brani più importanti dell'album: Love me two times e When the music's over.