La rivoluzione del White Album

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rim67
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La rivoluzione del White Album

Messaggio da rim67 »

Cinquant’anni fa usciva il capolavoro dei Beatles, geniale esplosione di generi musicali. Le note psichedeliche e poi la follia di Manson.

"L’album cancellò l’atmosfera variopinta dell’anno prima: il ’67 di “Sgt. Pepper”, di “All you need is love”, inno planetario dell’amore.
Si apre un’epoca di inquietudini. I titoli di due canzoni del disco scritti sulle pareti con il sangue delle vittime del massacro di Cielo Drive"


https://www.ilfoglio.it/musica/2018/11/ ... um-225092/
"Ho lavorato nel settore musicale per un po'. Sì, in tournée con i Metallica. Facevo il tecnico del suono. Una manica di stronzi!" Drugo
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Humdrum
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da Humdrum »

Ho da poco acquistato il triplo CD con gli Esher demos.
Incredibile quanto sono attuali a 50 anni di distanza..... 8-)
"Mi piacevano molto i Genesis con Peter Gabriel.Quando Peter ha lasciato il gruppo, ho smesso di seguirli." RICK WRIGHT(Pink Floyd)
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Hairless Heart
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da Hairless Heart »

Effettivamente è la cosa più succulenta di questa uscita, anche se più o meno avevamo già tutto sotto forma di bootleg.
Dire che siano state sessioni fruttuose è dire poco. Vero, nel White Album c'è qualche riempitivo, ma anche una serie interminabile di (per me) CA-PO-LA-VO-RI.
E più di una chicca è pure rimasta fuori: Junk, Child of Nature (poi diventata Jealous Guy) e Not Guilty, sono fior di canzoni. In particolare quest'ultima, in versione unplugged, è molto simile a come la inciderà Harrison una decina di anni dopo per il suo disco eponimo (mentre coi Beatles ne venne fuori una versione più rock, poi rimasta fuori dalla track-list).

A proposito dell'articolo, viene ripetuta per ben tre volte la questione Charles Manson. Una, bastava e avanzava.

E' il mio disco preferito in senso assoluto, qui lo sanno anche i sassi. E i "sassi" più vecchi forse ricorderanno che la copertina è stato il mio primo duraturo avatar.
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da aorlansky60 »

Humdrum ha scritto: 25/11/2018, 20:32 Ho da poco acquistato il triplo CD con gli Esher demos.
Incredibile quanto sono attuali a 50 anni di distanza.... 8-)
quando gli autori sono di livello (e si sà di che livello fossero Lennon&McCartney, IN QUEL PERIODO, con l'aggiunta di Harrison) la musica che ne esce non può che essere memorabile, come lo è ancora oggi 50 anni dopo la sua pubblicazione, anche se il White Album, per me, rimarrà una specie di oggetto misterioso "in chiaro scuro", con una serie di brani capolavoro alternati da banalità e da scivoloni che non ti aspetti dai Beatles di quel periodo, al massimo della loro ispirazione e creatività immaginabile.
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twoofus
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da twoofus »

Gli Esher demos, tutte idee provenienti dal viaggio in India, sono notevoli, come un unplugged dell'epoca, ma erano già su tanti bootleg. Nei 3 cd di outakes inseriti nel box invece ci sono le versioni alternative dei brani di cui la gran parte è davvero inedita. Come una specie di work-in-progress, alcune sono davvero da ascoltare: segnalo Happiness is a warm gun, Yer blues e Glass Onion con un'impareggiabile voce cruda di Lennon, la prima take di Hey Jude, una Good Night eseguita alla chitarra acustica, Long Long Long superiore all'originale, la While my guitar acustica, una Helter Skelter blueseggiante di 12 minuti e Can you take me back intera.
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da aorlansky60 »

@ twoofus

la pubblicazione della SUPER DELUXE EDITION del White Album (6 CD) sarebbe l'occasione più propizia per la pubblicazione ufficiale di una delle out-take più famose della storia dei FAB FOUR, ovviamente mi riferisco alla jam kilometrica (20 minuti o più) di Helter Skelter, regolarmente registrata [come del resto ogni cosa, anche la più banale, quando i Quattro erano riuniti nello Studio2] durante il corso delle sessions a Abbey Road, qualcuno sa dirmi se l'hanno messa dentro ? se ci fosse, sarei disposto a sborsare gli oltre 100€ del costo del cofanone in oggetto SOLO PER QUESTO BRANO...
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da twoofus »

Ce ne sono due di Helter Skelter.
la prima è chiamata
Helter Skelter (First Version Take 2) 12:53
si tratta di una versione molto più lenta, quasi blueseggiante, lunga circa 13 minuti. Probabilmente deriva da una jam fatta nel corso di una delle primissime take.

Helter Skelter (Second Version Take 17) 3:39
questa invece è molto più cruda e sparata, molto bella, e potrebbe somigliara alla famosa versione selvaggia, ma dura circa 4 minuti: il suo ritmo è simile alla versione ufficiale. Al termine si sente Paul che dice "keep that one, mark it fab!".

La famigerata take selvaggia, quella incisa in una session assurda con i posacenere incendiati e poggiati in testa a Harrison che corre per la sala, di cui si favolegga in "8 anni ad Abbey Road", se davvero esiste non è qui. E siccome non è qui, qualcuno ha dubitato della sua reale esistenza...
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da aorlansky60 »

PREMESSA

Sono stato 'invogliato' nel redigere questo post dalla stesura della classifica degli albums dei Beatles (curata da Hairless, nel relativo thread) perche in qualche modo 'sorpreso' [gg] dal fatto che il 'White Album' abbia raggiunto valutazione così alta di preferenza tra i partecipanti di questo forum.

...

Questo è l'unico thread dedicato al 'White Album' nel forum, pertanto posterò qui le mie impressioni su di esso.


Fin da quando conobbi "The Beatles"(noto come 'White Album') ascoltandolo per la prima volta, ciò che mi trasmise in misura preminente fu un impressione di "inquietudine" generale, a differenza degli altri albums dei Beatles che riuscivano a trasmettermi "ottimismo e solarità" (in particolare quelli che considero 'il trittico massimo per eccellenza' dei Beatles ovvero "Rubber Soul", "Revolver" e "SGT Peppers Lonely Hearts Club Band", ai quali potrei aggiungere anche "Abbey Road") ;

nel corso del tempo questa mia impressione non è mutata.

Forse questa "diversità" che caratterizza il 'White Album' [fino ad arrivare all'ascoltatore nella forma che ho descritto] è da vedersi nella genesi che lo partorì, in particolare negli "umori" caratteriali dei componenti della band al tempo della creazione delle varie composizioni e successive registrazioni in studio. Si può pertanto affermare che il 'White' è 'figlio' diretto di alcuni 'eventi' (fortuiti o meno) interni ai Beatles avvenuti prima della sua pubblicazione :


- la scomparsa prematura del loro manager (ed amico intimo) Brian Epstein ancora in giovane età, avvenuta l'anno precedente; un evento che per la prima volta gettò 'un ombra' negativa su quella che fino a quel momento (Settembre 67) si era rivelata una storia bella quanto incredibile per ciò che concerne l'ascesa di una rock band sconosciuta verso l'Olimpo ed il vertice della POP music dell'epoca;

- il viaggio con relativa (per alcuni di essi lunga) permanenza a Rishikesh(India) dei 'quattro' Beatles, in un nuovo ambiente 'rurale' di vita quotidiana molto diversa da quella che conoscevano in Inghilterra, che stimolò l'spirazione di Lennon e McCartney nella stesura iniziale di molte di quelle songs che andranno a costituire l'album del '68; dopo che anche il più irriducibile dei quattro (Harrison) decise di lasciare l'India per far ritorno in patria, nel mese di Maggio i quattro (o almeno tre di loro: di sicuro Lennon McCartney e Harrison) si riunirono a casa sua (a Esher) dove il chitarrista aveva installato una console Ampex a quattro piste, con la quale registrarono i primi 'demo' tapes delle varie nuove composizioni create recentemente. È da ricordare che alcuni di essi non vennero inclusi nel 'White' (per decisione dei singoli autori o per decisione collettiva) e troveranno la via della pubblicazione su disco soltanto molti anni dopo (per citare i più famosi: è il caso di "Child of Nature" di Lennon divenuta poi "Jealous Guy" nel 1971, di "Not Guilty" pubblicata con lo stesso titolo nel 1979 da Harrison, ancora "Sour Milk Sea" di Harrison (che si vide porre 'il veto' dai colleghi John e Paul) che egli decise di 'dirottare' a Jackie Lomax (che la APPLE pubblicò su singolo nell'Agosto 68) infine di "What's the new Mary Jane" lasciata a decantare negli archivi fino al 1996 quando trovò finalmente posto nella serie delle "Anthologies" che la APPLE decise di pubblicare).

Fino a questo punto degli eventi, l'armonia generale tra i quattro poteva ancora ritenersi tutto sommato 'buona'.

- la nuova relazione sentimentale di Lennon con Yoko Ono, che non sarà affatto 'presa bene' dall'entourage di conoscenze dello stesso Lennon, fino al suo nucleo centrale più ristretto (gli altri 'tre' Beatles che non gli nascosero perplessità sulla giapponese, in particolare Harrison) cosa che farà precipitare Lennon in una specie di frustrante 'paranoia' ossessiva, che egli riverserà poi sul mondo esterno [e in particolare verso le sue conoscenze più 'dirette'] sotto forma di 'cinismo' e 'sarcasmo' -cose che non gli mancavano comunque- ed 'acidità' ancora più esasperati rispetto a quanto era solito comportarsi in passato. Lennon permetterà a Yoko Ono di entrare nello Studio2 perfino durante il corso delle sessions, per ritrovarsi a stretto contatto con i quattro -soprattutto vicino a John- infrangendo così un 'protocollo' stabilito, previsto per "mogli fidanzate compagne" dei singoli Beatles in auge dal 1962 e rispettato fino a quel momento, cosa che non farà per niente piacere agli altri 'tre'...

Questi eventi citati (in particolare l'ultimo, sommati ad altri di tono minore) faranno risalire in superficie semplici malumori rimasti latenti tra i quattro negli anni, in veri e propri litigi che troveranno il culmine durante diverse sedute di registrazione per l'album, avvenute nell'estate del 1968. Considerando quest' ultimo fattore determinante, non è difficile riuscire a capire il 'perchè' dell'inquietudine di fondo che l'ascolto di questo disco riesce a trasmettere... Detto per inciso, malumori e litigi erano comunque scoppiati tra i quattro anche in passato -(come un episodio avvenuto durante una delle sessions per l'album "REVOLVER" : la registrazione di "She said she said" nel corso della quale McCartney, dopo aver proferito un 'vaffa' diretto a Lennon e a Harrison, lasciò lo studio quel giorno e da soli i colleghi a terminare il lavoro)- ma rimasti in forma isolata e comunque di lieve entità, tali da ricostituire molto velocemente l'armonia di gruppo, niente a che vedere con quello che accadde in alcune delle sessions per il 'White' che indussero Ringo Starr a lasciare [temporaneamente] la band (nel corso della registrazione di "Back in the USSR", la cui parte di batteria venne eseguita da McCartney) e Geoff Emerick lo Studio2 (definitivamente, il 16 Luglio 68) perchè ormai esasperato dai continui litigi che incorrevano tra i Beatles (tre di loro in particolare...) ai quali egli doveva assistere passivamente in qualità di primo tecnico 'audio' presente durante le sessioni di registrazione. Questa 'tensione' continua tra i 'quattro' mise a dura prova anche la pazienza di un carattere sereno e pacifico come quello di George Martin. Che al termine delle sedute, valutando in qualità di produttore il risultato finale ottenuto nelle 30 songs registrate ed ultimate, suggerì ai Beatles di condensare in un unico LP singolo (anzichè in un doppio album com'era nelle intenzioni dei quattro) il meglio 'secondo lui'... consiglio che fu ovviamente rigettato dai quattro. Almeno questo punto li trovò tutti d'accordo...

Ed allora, la decisione di 'pubblicare tutte le canzoni registrate' nel corso di quella tumultuosa estate del '68 trascorsa nello Studio2 (le sessions per il nuovo album li tennero occupati dai primi giorni di Giugno fino ai primi giorni di Ottobre) costituisce la base che diventa 'la chiave di lettura' più consona per riuscire ad 'accettare' il 'White' per ciò che è :
la più inverosimile ed incredibile raccolta di differenti stili musicali proposti e racchiusa in un album LP, i cui punti "alti" e "bassi" sembrano quasi intenzionalmente 'voler far viaggiare' l'ascoltatore di turno sulle 'montagne russe' e la cui palese eterogeneità stilistica (particolare che rende il 'White' un album UNICO nel panorama POP Rock di tutti i tempi) alla fine ne conferisce la sua unità fino a costituirne il suo stesso equilibrio, cosa che non sarebbe stata possibile se condensato in un unico LP.

C'è un altro dettaglio altamente significativo da citare, a mio parere in grado di 'spiegare' ulteriormente la 'qualità' generale che caratterizza il 'White Album' :
proprio a causa di quanto già citato sopra, ovvero dei 'malumori' sopraggiunti nel '68 tra i quattro e destinati a permanere per tutte le sessions dell'album, questi andranno ad interessare in particolare i due leaders della band, finendo col comprometterne i reciproci rapporti personali; l'evoluzione di questa situazione sarà che Lennon e McCartney (a differenza di quanto usavano fare in passato sulle creazioni del collega ancora in fase iniziale) caleranno decisamente l'attenzione (con relativi 'suggerimenti' e 'correzioni') l'uno verso le creazioni dell'altro (e viceversa), limitandosi a curare particolarmente solo 'le proprie', col risultato da far emergere in maniera assai più evidente del passato il "lato" spigoloso caustico-cinico di Lennon e il "lato" morbido melodico-confidenziale di McCartney: due diversi profili 'artistici' (e caratteriali) puntualmente rispecchiati dalla musica che scrissero e produssero per il 'White'. Oltre a questo, le 'schermaglie' tra i due si spinsero anche oltre, fino a veri e propri dispetti puerili, come quando Lennon decise consapevolmente di 'tenere fuori' McCartney da alcune sue canzoni anche in fase di registrazione ("Revolution #9") e per ripicca McCartney farà lo stesso nei confronti del collega ("Why Don't We Do It In The Road")...

Tradotto in pratica: i Beatles (e in particolare John e Paul) smisero di pensare a se stessi come 'un progetto congiunto' come fino a quel punto della storia lo avevano considerato, ed iniziarono a lavorare 'solo per se stessi' diventando degli 'individualisti' o per meglio dire dei 'solisti'; ciò che li legava come "Beatles" era ormai solo un contratto da rispettare (con la EMI, che poteva ancora vantare 'diritti legali' su di loro, nonostante avessero appena lanciato la loro nuova etichetta discografica "APPLE") e un contratto da onorare verso la loro casa editrice (la "Northern Song"). Credo fermamente che il 'White', prima e più di qualsiasi loro album precedente, dimostri ampiamente il nuovo stato delle cose venutosi a creare tra i quattro.

Per continuare 'in tema' c'è infine da rilevare che è a partire da questo periodo (dalle sessions per il 'White' in particolare, cosa che culminerà 6 mesi più tardi nei Twickenham Studios...) che McCartney inizia ad avere quel sentimento personale di 'attitudine al comando' della band; questo fattore si tradurrà nella sua a volte supposta presunzione di 'poter comandare a bacchetta' gli altri tre, quasi trattandoli come 'session-men', sottoponendoli in diverse occasioni a snervanti, numerosi ed interminabili rifacimenti di canzoni (sue, ovviamente) "tacke dopo tacke"... il suo, un atteggiamento che non aiuterà a rasserenare l'ambiente raccolto della band (incluso il team tecnico della EMI al seguito)...

Con simili presupposti, c'è da meravigliarsi che il 'White' sia giunto ad essere tutto sommato valido così com'è conosciuto, anche se permane il forte dubbio che avrebbe potuto essere assai migliore di quanto non abbia finito di essere...



Dopo questa premessa, di seguito la mia personale valutazione di ogni brano del 'White' secondo questa 'scala di valori' :


-ASSOLUTAMENTE POSITIVA
-DECISAMENTE POSITIVA
-MODERATAMENTE POSITIVA
-MODERATAMENTE NEGATIVA
-DECISAMENTE NEGATIVA
-ASSOLUTAMENTE NEGATIVA




Back in the USSR
Nessuna apertura sarebbe potuta essere migliore di questa: uno spigliato e vivace 'Rock'n'roll' suonato e prodotto in maniera eccellente dall'inizio alla fine, compreso di splendido assolo centrale di 'elettrica' da parte di Harrison. A mio parere questo brano resta uno degli esempi più memorabili dei Beatles (e di Lennon&McCartney in particolare) della loro capacità nel riuscire a racchiudere nello spazio di '3 minuti' tipici dello 'standard POP' un brano semplicemente perfetto dall'inizio alla fine, privo di pecche e difetti, praticamente 'inattaccabile' da critica.
ASSOLUTAMENTE POSITIVA

Dear Prudence
Un brano costruito sullo stile di esecuzione "finger-picking" alla chitarra acustica che Lennon aveva recentemente imparato da Donovan nel corso della permanenza a Rishikesh; molto bello da ascoltare nella sua armonia di scale discendenti (chissà quanto Lennon potrà essere stato influenzato 'anche' dalla musica Indiana) e decisamente ben prodotto e curato in ogni suo dettaglio. Di rilievo anche il fraseggio al basso che McCartney sviluppò per il brano, in bella contrapposizione alle note alte della chitarra sempre in evidenza. Il testo della canzone è notoriamente ispirato da una conoscenza femminile avuta da Lennon in India, ed è uno dei pochi non intriso di sarcasmo dei suoi brani che 'popolano' il 'White'...
DECISAMENTE POSITIVA

Glass Onion
Un brano il cui testo (scritto da Lennon) si diverte a 'prendere in giro' i fans più zelanti della band, fornendo loro diversi riferimenti del passato, alcuni addirittura volutamente erronei. Tutto sommato è un altro brano ottimamente prodotto ed altrettanto ben arrangiato. Anche se di 'tono minore' -rispetto ad altri capolavori della band- si lascia ascoltare volentieri.
MODERATAMENTE POSITIVA

Obladi Oblada
Questa 'canzone' resterà celebre anche per il solo fatto che il suo autore principale (McCartney) costringerà i suoi tre colleghi (oltre allo staff tecnico della EMI) in un estenuante 'tour de force' di SESSIONI A RIPETIZIONE (delle quali si perse il numero totale) tese a voler 'migliorare' la precedente versione della quale Paul non era mai troppo soddisfatto; anche questo contribuirà ad innervosire non poco gli stati d'animo che regnavano all'interno dello Studio2... Presa in se, questa canzone è una briosa ritmata 'filastrocca' arrangiata in chiave 'pop', dai criteri fin troppo ammiccanti un certo genere di 'canzoni facili' che tempo dopo farà sbottare Lennon "...non avevamo alcun bisogno di espendienti simili per attirare il pubblico... noi famosi lo eravamo di già..." (difficile dargli torto); un brano tutto sommato banale e puerile, decisamente 'sotto tono' rispetto allo 'standard' dei Beatles (e a quello di McCartney) fino a quel momento.
DECISAMENTE NEGATIVA

Wild Honey Pie
Non si capisce (e personalmente non ho mai capito) cosa ci stia a fare questo laconico 'esperimento' senza senso privo di direzione, se non solo frutto di 'auto-compiacimento' ed 'auto-celebrazione' personale, di cui il suo autore (McCartney, che qui vi suona tutti gli strumenti, oltre a cantare) poteva essere [pericolosamente] capace quando perdeva il "senso dell'equilibrio". Per fortuna [di chi si ritrova ad ascoltarla] è di brevissima durata, tuttavia più che sufficiente per riuscire a tediare (le parti cantate, così come sono state 'trattate' e registrate, sono semplicemente insopportabili da sentire). Volendola descrivere con una sola parola: INSULSA. Ho letto in passato -da qualche parte che non ricordo- che pare piacesse a Pattie Boyd (moglie di Harrison) e questo le valse l'inclusione nel 'White'... Se non fossero stati 'i Beatles' a realizzarla, questo scarabocchio di pessimo gusto non avrebbe avuto alcuna 'chances' di entrare in un album LP di qualunque altro autore della storia.
ASSOLUTAMENTE NEGATIVA

The Continuing Story Of Bungalow Bill
Canzone dal testo saturo di sarcasmo (diretto verso un paio di conoscenze avute recentemente da Lennon nel corso del soggiorno in India), musicalmente povera fino a diventare tediosa; nient'altro che una sciatta cantilena a tratti anche irritante per l'ascoltatore (che non vede l'ora che termini). Nel mio immaginario, si tratta di uno dei punti più bassi mai toccati dai Beatles. Un altro esempio di 'auto-contemplazione' personale, questa volta proveniente da Lennon (che permetterà a Yoko Ono di insinuarsene in qualche verso cantato). Rispetto alle prime songs del lato A dell'album finora prese in considerazione (che dimostrano una cura particolare ed attenta alla produzione) questa canzone dimostra solo sbadataggine e 'mancanza di controllo' (dov'era George Martin?) fin quasi a voler trasmettere l'idea consapevole del proprio autore 'di voler essere' esattamente così : trasandata e basta.
ASSOLUTAMENTE NEGATIVA

While My Guitar Gently Weeps
Dopo le assai deludenti tre canzoni che la precedono, finalmente un brano 'degno' del 'marchio' Beatles, anche se a confezionarla (con l'aiuto dell'amico Clapton alla lead guitar che renderà 'epico' il brano grazie al suo 'tocco') è Harrison, che peraltro dovette assistere (e sopportare nei suoi confronti) una presa di posizione 'supponente e sufficiente' da parte di Lennon e McCartney, dato che come egli stesso ebbe a ricordare "...non volevano prenderla seriamente... fui quasi 'costretto' ad invitare Eric in studio, per fare in modo che tornassero ricettivi e professionali..." il che dà un ulteriore prova dell'atmosfera che regnava nello Studio2 tra i quattro nell'estate del 68...
DECISAMENTE POSITIVA

Happiness Is A Warm Gun
Dal testo (di Lennon) volutamente 'criptico' nei confronti 'del mondo delle armi' in genere (e più direttamente verso L'American Rifle Association), musicalmente costruita da tre diversi segmenti armonici, in alcuni punti anche sorprendentemente 'complicati' nelle battute (particolare inusuale per loro), contrassegnata da un originale quanto abrasiva parte di chitarra elettrica a separare due dei suoi momenti, risulta essere alla fine una delle migliori canzoni del 'White'. Anche il collega-rivale Paul ne aveva una grande considerazione.
DECISAMENTE POSITIVA

Martha My Dear
Questa canzone rispecchia la decisa maturità conseguita dal proprio autore (McCartney) anche in veste di 'produttore', nel saper confezionare un brano POP convincente e allo stesso tempo raffinato, un idea rafforzata dal fatto che Paul decise di 'trattarla' da solo escludendo gli altri tre dalle registrazioni (McCartney vi suona pianoforte, basso, chitarra solista, batteria); impeccabile in ogni suo dettaglio, prodotta ed arrangiata superbamente (anche grazie all'aggiunta di una mini orchestra composta da archi, legni ed ottoni diretta da George Martin su indicazioni di McCartney, in grado di aggiungere un sapore da "music-hall" nella migliore tradizione del genere), dominata da un apprezzabilissimo andamento armonico decisamente riuscito dall'inizio alla fine, questa canzone si piazza all'antitesi della precedente come atmosfera musicale, ma sempre meravigliosamente godibile alla pari di quella del collega rivale John. Anche se il testo non raggiunge la sontuosità dell'accompagnamento strumentale, quando McCartney 'riusciva' a trovare la chiave 'dell'equilibrio' di forma, in campo POP era inarrivabile per chiunque.
DECISAMENTE POSITIVA

I'm So Tired
Questa canzone testimonia appieno il dato di fatto indiscutibile che Lennon era in grado, con l'uso della sua 'sola voce', di sostenere qualunque brano dal collasso -o peggio- dall'affondare miseramente. Quasi volutamente sonnolenta nelle strofe, quanto dinamicamente incisiva -grazie alla voce- nei ritornelli. Nonostante questo, però, non riesco a ritenerla tra le migliori della raccolta.
MODERATAMENTE POSITIVA

Blackbird
Atipica (per gli 'standard' della band) quanto affascinante composizione (derivante da una 'Bourrée' di JS Bach alla quale McCartney aggiunge alcune significative varianti); una canzone minimalista per sola voce e chitarra acustica (con l'aggiunta di accompagnamento ritmico 'elementare' ed alcuni effetti sonori di contorno). Anche questa denota la capacità del proprio autore (McCartney, che anche qui suona e registra 'da solo') nel riuscire a trasformare in ORO anche le cose più semplici e dal potenziale apparentemente insignificante. Una capacità, la sua, più unica che rara, nel sapere gestire e "lavorare" la melodia tirandola a lucido al massimo dello splendore. Con questa, lo fa ai massimi livelli possibili.
ASSOLUTAMENTE POSITIVA

Piggies
Un 'commento sociale' crudo e sarcastico da parte di Harrison (che qui condanna almeno due/terzi dell'intero genere umano del tempo) dall'andamento melodico assai particolare (decisamente lontano dagli standard del rock'n'roll), musicalmente arrangiata ed arricchita con strumenti 'classici' (tra i quali spicca un clavicembalo, presente dall'inizio alla fine del brano); nonostante questa nota di originalità (che peraltro sembra essere avvenuta fortuitamente: il giorno programmato per registrare il suo brano, Harrison si ritrovò nello Studio2 il clavicembalo -messo lì per altri usi- e gli scattò l'idea di usarlo...) alla fine non la definirei come "una delle più memorabili" canzoni del chitarrista.
MODERATAMENTE NEGATIVA

Rocky Raccoon
Con questa canzone, McCartney raggiunge il record della "super-narrazione" condensata in 3 minuti, grazie ad un testo lungo ed esagerato (che fa quasi il verso 'all'anti-narrazione' di "Why Don't We Do It In The Road" sempre da lui composta ed interpretata). Musicalmente arrangiata su stili 'old country western' (con tanto di presenza di strumenti che ne richiamano il ricordo) anche questa, alla fine, risulta piuttosto deludente, incolore e serenamente 'dimenticabile'. Poco più che un riempitivo.
MODERATAMENTE NEGATIVA

Don't Pass Me By
Altra canzone in stile Country&Western (genere musicale per il quale Richard Starkey aveva un debole) la collocherei nella serie delle 'sicuramente dimenticabili' non solo dell'album che la contiene ma dell'intero catalogo Beatles. Questa presenza (direi quasi 'inopportuna' come alcune altre della raccolta...) testimonia anche la perdita di controllo -in qualità di produttore della band- da parte di George Martin: nel passato dei Beatles, una canzone come questa non avrebbe trovato alcuno spazio in un album della band.
DECISAMENTE NEGATIVA

Why Don't We Do It In The Road
Ottima performance vocale di McCartney (che ne è anche l'autore) ma mi sembra l'unico particolare degno di nota per una canzone minimalista (per sola voce, pianoforte e batteria) che, presa di per se, non possiede nulla di particolarmente rilevante sotto il profilo musicale. I sontuosi arrangiamenti e "i colpi di genio" che resero celebri Lennon e McCartney sono decisamente lontani. Anzi, c'è da dire che per non essere stato coinvolto nella stesura di "Revolution#9" per scelta deliberata da parte di Lennon, McCartney "se la legò al dito" e decise a sua volta 'di lasciare fuori' da questa sua canzone il collega (e Harrison), chiamando solo Ringo alla batteria per la fase di registrazione. Se non altro, nel suo minimalismo esasperatamente ricercato dal proprio autore (non solo nell'accompagnamento musicale, ma anche nel testo che non fa altro che ripetere 'solo' e più volte il titolo della canzone), concorre a formare l'idea della 'raccolta' di stili musicali più numerosi possibili di cui è composto il 'White'. Un altro riempitivo.
MODERATAMENTE NEGATIVA

I Will
Un altro dei celebri 'tour de force' con i quali McCartney 'costrinse' i colleghi di band (meno Harrison assente per l'occasione della registrazione e prevedibilmente 'felice' per questo...) e il team tecnico della EMI al seguito, a registrazioni continue di "tacke-after-tacke" della stessa canzone (in una lunghissima sessione di registrazione durata molte ore e finita all'alba del giorno dopo, ne registrarono oltre 60 versioni, finchè Paul fu soddisfatto...); musicalmente 'delicata' e soffusa, intima e raccolta, dal cantato molto 'confidenziale', direi 'in linea con la tradizione McCartney' di alcune sue più riuscite canzoni sul genere, curata nella produzione (com'era nelle migliori intenzioni del proprio autore), alla fine devo però ammettere che non mi ha mai detto [e mai dato] granchè : la linea melodica qui costruita da McCartney è in qualche modo pregevole ma sempre [pericolosamente] in bilico verso l'eccessivo 'melenso', per quanto mi riguarda.
MODERATAMENTE POSITIVA

Julia
Minimalista per accompagnamento strumentale (di solo chitarra), intensa e commovente (l'idea viene rafforzata se si conosce l'origine per l'ispirazione e a chi è dedicato il brano scritto da Lennon, che la registra 'da solo' senza gli altri tre), dall'atmosfera 'racchiusa ed intima' come la precedente del collega-rivale Paul; apparentemente simili, ma sono più di 40anni che mi chiedo perchè questa "Julia" mi piace così tanto, mentre la "I will" di Paul mi lascia piuttosto indifferente... col tempo mi sono convinto che Lennon aveva la capacità (grazie alla sua voce ed anche ad altro) di riuscire a non precipitare mai 'nel melenso' anche in canzoni che correvano il rischio di esserlo (a parte rarissime eccezioni, una delle quali peraltro presente in questa raccolta), mentre McCartney [pur possedendo grande talento artistico ed alte virtù creative] non possedeva questa capacità (ma anzi il suo istinto naturale per 'la melodia' si rivelava una sorta di insidiosa 'trappola' per lui, nella quale è caduto qualche volta).
DECISAMENTE POSITIVA

- CONTINUA -

Birthday
Questo è decisamente un brano che possiede le caratteristiche ideali per 'aprire' una facciata di album, così devono aver pensato anche G.Martin, Lennon e McCartney quando composero 'la sequenza' dei 30 brani da includere nel 'White' (nel corso di una lunghissima sessione di lavoro programmata appositamente). Questa canzone possiede un altra caratteristica particolare: McCartney vi esegue 'solo' il pianoforte e 'lascia' il basso nelle mani di Harrison, decisione a dir poco significativa quanto insolita (McCartney era solito curare 'particolarmente' il basso in ogni 'suo' brano, il che lascia pensare che questa canzone non sia 'frutto suo' al 100%, e sembra che tempo dopo lo stesso McCartney abbia chiarito circa la 'paternità' del brano, dichiarandolo come 'una collaborazione fifty-fifty' tra lui e Lennon, il che ha -o avrebbe- del quasi incredibile, visto i rapporti tesissimi tra i due al tempo di 'quelle sessions'). Preso in se, si tratta di un brioso ed energico brano di rock'n'roll in chiave moderna, ben prodotto, curato e ben arrangiato, con un bridge intermedio altrettanto buono, che alla fine riesce a farsi ascoltare volentieri.
MODERATAMENTE POSITIVA

Yer Blues
La si potrebbe definire 'un escursione' di Lennon in territorio prettamente 'Blues', considerato il sound, l'armonizzazione recata dalle chitarre e il tipo di andamento musicale; la canzone ebbe la sua 'genesi' in India ed il suo testo è uno dei più 'crudi' e sofferti mai scritti da Lennon che arriva ad invocare la morte (il verso "wanna die" ripetuto più volte) per 'mettere fine alla sofferenza' (di non avere vicino a se Yoko Ono in quel periodo, forse). Considerato il luogo che diede ispirazione a Lennon per i versi, è pensabile che fu scritta in un momento non particolarmente felice del suo soggiorno a Rishikesh... La canzone venne registrata in un tempo velocissimo (considerati gli standards di tempo necessari per alcune altre canzoni del 'White'...) in un ambiente alquanto ristretto (una saletta sita vicina allo Studio2) per riuscire a catturare al meglio 'l'imprinting' di una 'esibizione live' come lo fu questa registrazione (che vide tutti i quattro Beatles prodursi in una performance notevole quanto convincente) per quello che Lennon voleva [ed aveva chiesto di] ottenere come "sound".
MODERATAMENTE POSITIVA

Mother Nature's Son
Bella creazione di McCartney inneggiante 'alla natura' (nel testo, la cui ispirazione deve essergli venuta sicuramente dalle visioni rurali in India), altra canzone che di fatto esclude gli altri tre (Paul da solo vi suona chitarra acustica e batteria) arricchita nell'arrangiamento da alcuni fiati (trombe e tromboni) con un andamento armonico strumentale che 'segue' di pari passo il testo, assecondandolo idealmente nella sua contemplazione. Una bella melodia generale: al contrario di alcune sue creazioni nel 'White' che 'cadono' nel melenso (o nello stucchevole), questa è decisamente assai meglio articolata e riuscita. Un altra di quelle canzoni che non brilla particolarmente (secondo l'alto 'metro' di riferimento che corrisponde allo 'standard' Beatles dai quali si pretenderebbe sempre 'il massimo') ma che si fa ascoltare molto volentieri.
MODERATAMENTE POSITIVA

Everybody's Got Something To Hide Except For Me And My Monkey
Scritta da Lennon, il cui testo prende metaforicamente in esame il suo rapporto con Yoko Ono, senza ovviamente 'lesinare' frecciate sarcastiche di dissenso (mascherata di ironia) verso 'l'esterno' della coppia, rivolte a tutti coloro che 'avevano preso male' quella nuova relazione; arrangiato in chiave di rock'n'roll tramite una vivace e squillante orchestrazione fornita soprattutto dalle chitarre elettriche (con l'aggiunta di un 'campanaccio' che emerge significativamente sul resto della strumentazione in diversi punti), alla fine si rivela essere un brano 'ordinario' senza troppe velleità e pretese, ma vivace e briosa quel tanto che basta a catturare l'attenzione.
MODERATAMENTE POSITIVA

Sexy Sadie
Altro ennesimo 'attacco' sarcastico 'al veleno' (diretto al loro 'anfitrione' di Rishikesh) da parte di Lennon; nessuno meglio di lui, se 'ferito' o 'deluso' da qualcuno in cui aveva posto la sua fiducia, sapeva rispondere con le parole 'giuste' (e 'cattive') in versi di canzone (un attitudine che confermerà nel suo futuro da solista) e qui lo fa a meraviglia (cioè con la sua solita dose 'carica' di invettive ad alta acidità contenuta nel testo della canzone). L'andamento musicale e la progressione armonica davvero molto articolata (quasi sorprendente in alcuni punti per le sue 'variazioni' tonali) sono altrettanto belle e riuscite, la voce impareggiabile di Lennon 'aggiunge il tocco' finale (sembra che Lennon qui abbia raccolto la piena adesione degli altri tre che vi suonarono 'convinti e convincenti', segno che questo brano era di loro particolare gradimento, a ricreare una situazione di 'armonia' davvero rara e eccezionale, per il periodo). Bella prova di gruppo e bella canzone.
DECISAMENTE POSITIVA

Helter Skelter
Un escursione dei Beatles in un territorio per loro decisamente atipico come quello del "Rock duro". Un altro di quei 'tasselli' (inteso come singole parti di un opera) teso a spiegare l'eterogeneità di stili proposti dal 'White'. McCartney, quale principale ispiratore del brano, pare abbia preso a riferimento The WHO per scriverne l'abbozzo e proporlo agli altri tre. Il brano sicuramente più 'duro' mai realizzato dai Beatles, sul quale circolano 'leggende' incredibili fin da allora (come quella che narra di una 'jam version' ininterrotta lunga quasi mezzora, nel corso della quale i quattro gettarono "fuoco e fiamme" dai rispettivi strumenti, tanto erano stati amplificati oltre il limite). Venne registrata in più sessioni, in un clima di euforia (follia?) collettiva che prese e catturò congiuntamente i quattro ogni volta che si accostavano a questo brano; ci sono testimonianze allibite da parte dei tecnici EMI presenti durante le registrazioni del brano, una delle quali narra -(fonte Chris Thomas che aveva preso il posto di G.Martin per l'occasione in qualità di produttore)- di un George Harrison (evidentemente già 'su di giri' per assunzione di stupefacenti) visto correre nello Studio2 "con un posacenere in fiamme da lui stesso tenuto sopra la sua testa"... Ritornando al brano, bisogna dare atto ai Beatles che quando decidevano di fare una cosa della quale erano tutti quattro convinti, la portavano a termine comunque e bene; se c'era da competere vs The WHO, con questa ci sono riusciti al meglio; tanto che, dopo l'ascolto di questa canzone, attorno a loro molti altri (non solo musicisti) hanno "aguzzato" la propria attenzione: di sicuro, il brano in oggetto è stato preso come 'riferimento' da molte rock bands che nel 1968 ancora dovevano nascere. Se c'è un particolare doveroso da citare, è l'ecletticità (davvero notevole) dimostrata da McCartney, che nel 'White' spazia da leggeri 'frivoli' quadretti POP come 'obladi oblada' fino alla debordante [e devastante] canzone in stile "Hard-Rock" presa qui in esame.
MODERATAMENTE POSITIVA

Long, Long, Long
Uno dei contributi migliori di Harrison al 'White' (insieme alla già recensita 'While my guitar gently weeps'). Il testo tocca argomenti 'spirituali' che l'accompagnamento musicale suggestivo ricreato per l'occasione asseconda a meraviglia (nella registrazione è stranamente assente Lennon, mentre McCartney suona basso e organo Hammond, con Ringo alla batteria). Melodia delicata e progressione armonica suadente. Il tutto molto intenso e decisamente bello da ascoltare. La canzone è celebre per un particolare fortuito, che contribuisce all'alone di 'mistero' che sembra voler avvolgere il brano nella sua interezza : la risonanza inattesa [puntualmente catturata dal registratore] di una bottiglia in vetro appoggiata su un altoparlante nello studio, appena questi incontra e diffonde 'la frequenza' atta a sollecitare l'oggetto descritto, il tutto enfatizzato ulteriormente da una specie di 'urlo liberatorio' proferito da Harrison appena pochi secondi dopo, nel punto finale del brano.
DECISAMENTE POSITIVA

Revolution 1
Un commento sociale ed una presa di posizione da parte di Lennon circa quanto stava accadendo 'nel mondo esterno' (in particolare il 'Maggio Parigino' delle proteste studentesche) in quella tumultuosa ed inquieta primavera del 68 in Europa: dopo l'apoteosi della "Summer of Love" del 67, sembrava che 'il mondo' avesse 'voltato pagina', per dirigersi verso nuovi scenari decisamente più cupi (che in effetti caratterizzeranno la parte finale del decennio). Questa canzone è particolare per il fatto di essere stata 'la prima' (della serie di nuove composizioni del periodo) che fu presa in esame e registrata per il nuovo album, ma l'accompagnamento voluto da Lennon non soddisfò gli altri tre (Harrison e McCartney in particolare) che peraltro la trovarono anche 'troppo lenta', per cui ne registrarono una versione 'più veloce' nelle battute (intitolata "Revolution" ed assai più 'energica' della precedente nell'accompagnamento, con tanto di chitarre elettriche distorte) che fu pubblicata su singolo (lato B di "Hey Jude") prima della pubblicazione del 'White' in cui compare la versione 'lenta' della canzone presa qui in esame. Quanto meno, questo dettaglio fornì un certo disorientamento per il pubblico, oltre al fatto di rendere praticamente 'inutile' questa prima versione pubblicata sull'album. Personalmente ho sempre preferito la versione su singolo. Il testo [e relativa presa di posizione dell'autore] furono oggetto di aspre critiche da ovunque, soprattutto dagli ambienti socio/politici più radicali (come temeva McCartney, che pare abbia fatto di tutto per cercare di posticiparne la pubblicazione, fortuna volle o per meglio dire per merito di Paul, che la sua "Hey Jude" fu riconosciuta dallo stesso Lennon assai più meritoria del lato A del singolo, perchè egli premeva per la 'sua' "Revolution" su lato A, che se pubblicata come tale avrebbe avuto ancora maggiore riflesso verso il mondo esterno). Esistendo già il riferimento 'veloce' assai più vivace musicalmente, e decisamente più convincente, questa non regge il confronto, finendo coll'essere l'ennesimo 'riempitivo' di turno.
DECISAMENTE NEGATIVA

Honey Pie
Questa canzone rappresenta -a mio avviso- una delle 'cadute di stile' più evidenti tra tutte quelle che compongono il contributo di McCartney al 'White' : seppure curatissima nella produzione (come l'attento McCartney pretendeva sempre per i brani dei Beatles, soprattutto per quelli a firma 'sua') arrangiata in chiave 'vaudeville' nello stile dei vecchi 'music hall' americani degli anni '20 (con aggiunta di una sessione fiati: sax e clarinetti quali strumenti tipici del genere), finisce per essere uno stucchevole esercizio 'di forma' quasi fine a se stesso. Questa canzone potrà forse testimoniare della grande versatilità musicale di cui era indubbiamente dotato McCartney (assai più dello stesso Lennon), ma per quanto mi riguarda, l'unica sua ragione di esistere è solo quella di rafforzare l'idea della 'grande quantità di stili musicali' affrontati e proposti dai Beatles racchiusi in un unico album. Troppo poco.
ASSOLUTAMENTE NEGATIVA

Savoy Truffle
Questa canzone di Harrison (la cui ispirazione per il testo è alquanto nota, ovvero 'il debole' del suo amico Eric Clapton per i 'ciocolatini' che gli causavano frequenti carie ai denti e conseguenti interventi odontoiatrici) è un brioso e ritmato brano rock, sostenuto da una arrangiamento 'pesante' così come voluto dal suo autore (specie della sessione fiati, distorti fino al limite, la cui parte fu scritta da Chris Thomas che anche in questo caso rimpiazzava G.Martin, e che alla fine risultano essere uno dei tratti distintivi del brano); sembra che la registrazione sia avvenuta in totale assenza di Lennon (e di Yoko Ono...) il che portò a rasserenare fortemente gli animi e tutto l'ambiente dello Studio2 (anche se alcune sessions precedenti per la canzone ebbero luogo ai Trindent Studios). Lasciando momentaneamente da parte temi 'sociali' o 'mistici', Harrison sembra voler applicare fino ad infondere qui tutto il suo ben noto 'senso dello humour' che conferisce allegria e spensieratezza a questa canzone, tutto sommato riuscita.
MODERATAMENTE POSITIVA

Cry Baby Cry
Generalmente stroncata dalla critica (e in seguito dal suo stesso autore) devo ammettere di aver sempre avuto 'un debole' per questa canzone, per quanto riguarda la sua progressione armonica e il suo arrangiamento musicale; altro particolare interessante, la canzone inizia dal ritornello anziche dalla strofa. Il testo non è comunque all'altezza della musica (Lennon ne venne ispirato da un jingle pubblicitario televisivo, che citava "cry baby cry, make your mother buy"-"piangi bambino, così tua mamma compra") ma questa concorre a formare 'un atmosfera' che potrei definire 'inquietante', che alla fine riesce a conferire un certo interesse, fino a diventare affascinante grazie all'apporto dell'organo suonato da Lennon e dall'harmonium eseguito da G.Martin. Ho sempre apprezzato come fu mixata la batteria con quella certa enfasi a livello di 'echo' ad ogni fine battute. A tratti quasi 'ossessiva' nelle strofe, la canzone viene controbilanciata da un riuscito e più vivace ritornello dal ritmo quasi 'marziale'. Non un capolavoro, ma comunque un 'buon' brano.
MODERATAMENTE POSITIVA

Revolution 9
L'aspetto decisamente più sorprendente (e non certo 'positivo') del 'White' è conferito da questo 'pezzo' di 'avanguardia' musicale contemporanea (altri non si saprebbe come etichettarlo) sicuramente frutto delle recenti frequentazioni di Lennon verso una 'artista' giapponese (con la quale aveva intessuto anche una relazione sentimentale) che stavano per dare altri 'frutti sul genere' ("Unfinished Music No.1 - Two Virgins" accreditato alla coppia 'Lennon-Ono' avrebbe visto la luce pochi giorni dopo la pubblicazione del 'White'...). Il pubblico che amava i Beatles tutto si sarebbe aspettato in un album dei propri beniamini meno la presenza di questo 'elefante bianco'. Lennon ne escluse deliberatamente McCartney da ogni minima collaborazione ed eventuali suoi suggerimenti correttivi (ma lasciò invece Harrison contribuirvi) il che lascia ben intendere il 'tipo di rapporti' non certo idilliaci che si stavano consolidando tra i due leaders della band al tempo (e visto che questa sarà pubblicata a nome "Lennon & McCartney" quest'ultimo avrebbe potuto avanzare giuste rimostranze in proposito, peraltro le stesse che avrebbe potuto avanzare Lennon nei confronti di McCartney e della 'sua' "Why Don't We Do It In The Road"... C'è da aggiungere che in qualità di 'primo attore' della band, McCartney avrebbe potuto essere tenuto 'alla larga' dal brano solo fino ad un certo punto: sembra infatti che quando ebbe modo di ascoltarla per la prima volta nella sua veste definitiva, egli tentò di farla escludere dall'album, senza però riuscirci). Conoscendo anche di un solo minimo il carattere di Lennon e il suo punto di vista sulla cosiddetta 'arte contemporanea', si potrebbe essere portati a concludere che questo suo 'esercizio' altro non volesse essere che una solenne e sarcastica 'presa per il c...' diretta verso il mondo accademico occidentale e verso i fautori dell'arte moderna in genere. Purtroppo per l'ascoltatore restano soltanto 8 minuti di 'non senso' assoluto (sommati a molti dubbi e perplessità). Con la voglia di passare 'al brano successivo' molto prima che questa 'revolution' finisca...
ASSOLUTAMENTE NEGATIVA

GOODNIGHT
La canzone che conclude il 'White' (nella sequenza delle sue 30 songs totali) è un altra di quelle sorprese che non ti aspetteresti: se non fosse stato lo stesso Ringo Star a dichiarare pubblicamente che "tutti pensavano l'avesse scritta Paul... invece fu John che la scrisse per me..." il mondo intero avrebbe vissuto più che convinto che questa fosse opera di McCartney perchè 'ovviamente' più consona e vicina al suo stile creativo (e produttivo) rispetto a quello di Lennon, che con questa canzone a mio avviso tocca uno dei punti più bassi in assoluto sotto il suo profilo di 'song writer'; l'arrangiamento di archi in stile deliberatamente 'sdolcinato' fino agli eccessi contribuisce ulteriormente a creare l'impressione di un 'polpettone' dolciastro di 'fine pasto' difficile da digerire, per tutti coloro che sono riusciti ad arrivare all'ascolto del 'White' fino alla fine della sequenza, ininterrottamente dalla prima canzone fino a quest'ultima, passando indenni [se possibile] dalla precedente "Revolution#9"... Ascoltandola singolarmente, questa canzone lascia tutto il tempo che trova: una sorta di 'ninna nanna' in stile 'cantilena' originariamente concepita da Lennon per il figlio Julian, che non si sa per quale buffo mistero egli decise di trasporre e pubblicare su un album a nome 'Beatles'. La voce morbida e suadente -nel finale del brano quasi sussurrata- che Ringo Star usa per l'occasione conferisce 'il tocco finale' nel formare il momento decisamente più zuccheroso del 'White' ai limiti della sopportabilità. Visto che Lennon fu uno dei tre personaggi coinvolti (insieme a G.Martin e McCartney) nella scelta della sequenza dei brani da pubblicare sul nuovo album, non mi stupirei affatto se fosse una scelta esclusivamente 'sua' quella di mettere in sequenza diretta i due brani della raccolta maggiormente all'antitesi l'uno dall'altro: il brano più 'folle' ed 'anarchico' ("Revolution#9") a contatto diretto col brano decisamente più "dolce" e "puerile" ("Goodnight"), per di più al termine dell'opera: Uno 'scherzo' davvero 'perfido' in linea con il suo carattere.
ASSOLUTAMENTE NEGATIVA

..............................................................................................

Pubblicato il 22 Novembre 1968, "The Beatles" raccolse ben presto ottime accoglienze sia di pubblico che di critica (parte della quale si 'spese' in commenti decisamente 'un pò troppo sopra le righe' per i toni entusiastici espressi... Ma si trattava di una reazione tutto sommato comprensibile, dato che, nonostante il 'passo falso' avvenuto l'anno precedente con il lungometraggio "Magical Mystery Tour" (solo il film, dato che la colonna sonora era decisamente ad alto livello di qualità per almeno quattro delle sei songs che la componevano), il nome "The Beatles" era ancora saldamente in auge nell'immaginario collettivo mondiale. È intuibile che nella immediata accoglienza più che positiva riservata all'album abbia 'giocato' a suo favore 'la grande quantità di brani' proposti e 'ovviamente' la già ricordata vasta eterogeneità di stili musicali affrontati, che ricordo essere -dalle mie letture in tema- 'uno dei fattori' maggiormente lodati dai critici che si accostarono all'album nella sua analisi.

Non tutti furono dello stesso parere.

Un personaggio molto vicino alla band, che grazie alla sua esperienza professionale era in grado di giudicare "più e meglio degli altri" quel lavoro appena pubblicato, come George Martin, era di tutt'altra idea, come ebbe a confermare ancora molti anni dopo : "la gente lo ritiene il migliore album dei Beatles, ma non è così..." (come si può sentire da una sua dichiarazione contenuta nella serie delle "Anthologies" video dedicate ai Beatles).

Ian McDonald -giornalista, scrittore, compositore e produttore musicale- nella sua opera dedicata alla band ("Revolution In The Head: The Beatles Records and the Sixties") 'stronca' senza appello almeno la metà delle 30 composizioni dell'album, ritenendole 'per nulla paragonabili' allo 'standard' qualitativo fino ad allora espresso dai Beatles (in particolare, tutta la produzione del quartetto che intercorre dal 1965 al 1967).

Sul giudizio dato al "White Album", personalmente la penso molto vicino "a quei due" citati sopra : sebbene non così severo come McDonald, la mia recensione 'boccia' 'solamente' un terzo delle 30 canzoni dell'opera (ma devo ammettere di essere stato piuttosto 'tollerante' in alcuni casi, come quelli di "I Will" e di "Yer Blues"). Il che, trattandosi "dei Beatles" (ovvero 'lo standard' di riferimento del tempo in campo POP ROCK), equivale ad un parere finale sostanzialmente più "negativo" che "positivo" sull'opera presa in esame.
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da Hairless Heart »

Decisamente abbiamo una diversa valutazione dei singoli brani, fatto che porta ovviamente ad un giudizio globale diverso sul disco. Facendo mia la tua scala di valori, per me While My Guitar, Happiness, Dear Prudence, Julia e Long Long Long , sono tutte ASSOLUTAMENTE POSITIVE; in particolare le prime due, da top10 beatlesiana assoluta. Giusto un gradino più sotto, Rocky Raccoon, Yer Blues e Mother Nature's Son (la presenza di quest'ultima nell'album ha contribuito all'esclusione dell'altra canzone più o meno nello stesso tema, cioè Child of Nature, e per me la prima è migliore).
Giusto per essere più chiari.... hai citato, e oltre a te anche Nemesis, il Pepper quale miglior album, e siete decisamente in abbondante compagnia a livello mondiale. Ebbene, prendendo in considerazione il lato B di quel disco, fatta eccezione per A Day in the Life [suddito] , tutte le altre canzoni le considero inferiori a quelle che ho citato del White Album (con la parziale eccezione della reprise).
Ma anche per quasi tutte le altre sono molto meno critico.
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-Band on the Run è troppo bassa.
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da aorlansky60 »

@ Hairless

La tua preferenza per il 'White' è cosa comprensibilissima, in fondo non stiamo trattando di un album qualunque; proprio perchè si tratta 'di loro' sono particolarmente severo nel giudizio, e alla fine, semplicemente è che non riesco a collocarlo 'davanti' a "SGT Peppers", "Revolver" e "Abbey Road" (questi tre secondo me hanno 'una marcia in più', magari anche più di una)... forse con uno 'sforzo' da parte mia, davanti a "Rubber Soul", si... ma credo sia l'unica concessione che riuscirei a fare... [happy]
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da theNemesis »

aorlansky60 ha scritto: 25/12/2021, 10:39
Mia personale valutazione.

Back in the USSR
7,5

Dear Prudence
6,5

Glass Onion
7,5

Obladi Oblada
6,5

Wild Honey Pie
3

The Continuing Story Of Bungalow Bill
5

While My Guitar Gently Weeps
6

Happiness Is A Warm Gun
7

Martha My Dear
7

I'm So Tired
5

Blackbird
6,5

Piggies
5

Rocky Raccoon
4

Don't Pass Me By
3

Why Don't We Do It In The Road
4

I Will
4

Julia
5

Birthday
5,5

Yer Blues
6,5

Mother Nature's Son
5

Everybody's Got Something To Hide Except For Me And My Monkey
5

Sexy Sadie
6

Helter Skelter
4

Long, Long, Long
5

Revolution 1
6

Honey Pie
7,5

Savoy Truffle
5

Cry Baby Cry
6

Revolution 9
3

GOODNIGHT
5

Totale voti: 162
Media (diviso 30): 5,4 Che rispecchia esattamente il mio giudizio sul White Album.
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da aorlansky60 »

@ TheNemesis

mi sorprende alquanto il 7,5 che concedi a "Honey Pie" (per me una delle inutilità più evidenti del 'White'), comunque a breve posto 'la mia' statistica ottenuta dalla mia recensione, con alcune 'aggiunte' e commenti... [happy]
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da aorlansky60 »

La mia personale 'vivisezione' del 'White' ovvero
Il computo delle mie votazioni sulle singole canzoni dell'opera.


Range - ASSOLUTAMENTE POSITIVA
Back in the USSR (McCartney)
Blackbird (McCartney)


Range - DECISAMENTE POSITIVA
Dear Prudence (Lennon)
Happiness Is A Warm Gun (Lennon)
Julia (Lennon)
Sexy Sadie (Lennon)
Martha My Dear (McCartney)
While My Guitar Gently Weeps (Harrison)
Long, Long, Long (Harrison)


Range - MODERATAMENTE POSITIVA
Glass Onion (Lennon)
I'm So Tired (Lennon)
Yer Blues (Lennon)
Everybody's Got Something To Hide (Lennon)
Cry Baby Cry (Lennon)
I Will (McCartney)
Birthday (McCartney)
Mother Nature's Son (McCartney)
Helter Skelter (McCartney)
Savoy Truffle (Harrison)


... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ... ...


Range - MODERATAMENTE NEGATIVA
Rocky Raccoon (McCartney)
Why Don't We Do It In The Road (McCartney)
Piggies (Harrison)


Range - DECISAMENTE NEGATIVA
Revolution 1 (Lennon)
Obladi Oblada (McCartney)
Don't Pass Me By (Starkey)


Range - ASSOLUTAMENTE NEGATIVA
The Continuing Story Of Bungalow Bill (Lennon)
Revolution 9 (Lennon)
Goodnight (Lennon)
Wild Honey Pie (McCartney)
Honey Pie (McCartney)



...dalla quale si 'evincono' alcune considerazioni :



a livello di opera nel suo complesso, secondo la mia valutazione almeno 1/terzo del 'White' (per la precisione 11 songs su 30) era 'evitabile' (trascurabile o dimenticabile) dato che sono state poste sotto il livello di 'sufficienza' : la cosa è ancora più grave e significativa considerando con 'CHI' si ha a che fare (The BEATLES, non un nome qualunque del panorama musicale dell'epoca). Prendendo in singola considerazione le canzoni che ho collocato nel 'range' delle 'negative' in generale:

- "Obladi oblada" con il suo indiscutibile potenziale 'commerciale' avrebbe potuta (dovuta) essere pubblicata esclusivamente su singolo senza essere collocata nell'album;
- "Revolution1" considerato che esisteva già la versione "migliore e definitiva" (peraltro pubblicata prima su 45g), poteva essere serenamente abbandonata al suo destino e non essere pubblicata nell'album.
- "Revolution9" e "Wild honey Pie" dato il loro bassissimo infimo livello da 'meri esperimenti sonori' (non riusciti) dovevano essere serenamente abbandonate al proprio destino (vale a dire : l'oblio perenne).
- "Goodnight" avrebbe potuta essere presa in considerazione tempo dopo, magari con un arrangiamento più convincente (cioè assai meno deliberatamente 'sdolcinato').
- "Don't Pass Me By"... qui il discorso avrebbe potuto tradursi come 'eccessivamente' offensivo nei confronti di Ringo Star, che non possedeva l'attitudine per la composizione... con un minimo di 'tatto', sarebbe stato utile farglielo capire. Di certo, questa canzone andava evitata. Anche perchè nessuno ne avrebbe sofferto l'assenza.
- "The Continuing Story Of Bungalow Bill", "Rocky Raccoon", "Why Don't We Do It In The Road", "Piggies" e "Honey Pie" avrebbero dovute essere accantonate momentaneamente (in attesa di possibili miglioramenti in prospettiva di futuri sviluppi).

Questo è quanto avrei detto 'loro' in qualità di "George Martin" della situazione, se avessi avuto autorità per potermi imporre... Ma sappiamo bene che George Martin non riuscì ad imporsi (avendo in qualche modo perso o smarrito quell'autorità di giudice competente nei confronti del lavoro della band che egli ritroverà con "Abbey Road", non perchè lo decise lui o perchè fosse migliorato nel frattempo, ma perchè i Beatles -soprattutti Lennon e McCartney- si accorsero di quanto era migliore di loro Martin nel sapere giudicare il potenziale di fondo oltre a cogliere -correggendole- eventuali lacune od esagerazioni di ogni loro brano).


A livello di singoli autori, partendo dal basso verso l'alto (in termini di talento ed autorevolezza creativa) :

da Richard STARKEY non è che si potesse pretendere molto e 'di più', come egli stesso ebbe a dichiarare "...con due autori del calibro di LENNON e McCARTNEY nelle vicinanze, che bisogno avevo di darmi da fare?..."

George HARRISON -secondo la mia valutazione- 'piazza' solo un brano in 'negativo' (peraltro moderato), 3 in positivo (di cui 2 'decisamente'), niente male alla fine. Egli dimostra [e conferma] con questo suo contributo, la sua ascesa in termini di autore di qualità già iniziata almeno dal '66, destinata ad espandersi e a brillare nel 1969.

John LENNON -secondo la mia valutazione- 'piazza' 9 canzoni nel segmento 'positivo' (dimostrando una certa linearità qualitativa), 4 canzoni nel segmento 'negativo' (di cui però 2 di esse si rivelano clamorose 'cadute' ingiustificate e uno in particolare un autentico 'mostro' sonoro privo di significato). Ma tutto sommato se dovessi esprimere un parere totale sul suo contributo dato al 'White', esso ne uscirebbe certamente positivo.

L'ho lasciato per ultimo anche se 'primo attore' della band (insieme a LENNON), ma secondo la mia valutazione Paul McCARTNEY rappresenta più del collega e rivale 'il problema' del 'White'; al contempo in grado di darne la spiegazione del 'perchè' l'album sia arrivato ad essere in qualche modo 'insoddisfacente' se preso nel suo complesso, o comunque senza raggiungere le alte aspettative che si possono avere da un autore del suo calibro (specialmente al tempo) : secondo la mia valutazione egli 'piazza' 7 canzoni nel segmento 'positivo' (di cui 2 sono state da me giudicate le 'punte di diamante' dell'album), 5 canzoni nel segmento 'negativo' (di cui 2 clamorose 'cadute' ingiustificate anche se una di esse è solo un 'pastiche' dalla per fortuna breve durata). Questo è secondo me 'il problema' : a differenza di LENNON generalmente più lineare come qualità espressa (non solo nel 'White') McCartney possedeva un talento tale da riuscire a raggiungere vette sconosciute per chiunque (anche per lo stesso LENNON) ma allo stesso tempo capace anche di 'clamorose inattese cadute di stile' (più di LENNON che evidentemente possedeva maggiore capacità di 'autocontrollo') delle quali lascia diverse tracce nel 'White', anche considerando che, e lo devo ammettere, sono stato più accondiscendente verso di Lui nel giudizio dato ad alcuni suoi brani, rispetto a quanto ho fatto per gli altri tre Beatles.



Infine alcune note di 'colore' :

- deve essere la prima volta in tanti anni che riesco a scrivere col titolo 'giusto' "Helter Skelter" [smile] solo perchè 'costretto' a copiarne il testo... [fisc]

- considerato quanto potevano rivelarsi nefasti nell'ispirarlo negativamente era meglio per McCartney che egli si tenesse 'alla larga' dalle TORTE al MIELE... [smile]
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da twoofus »

Per me il White è così variegato da essere giustamente considerato un capolavoro che comprende un po' di tutti i generi musicali: rock, country, blues, hard, l'elettronica, gli archi pre-prog, vaudeville, e di certo dimentico qualcosa.
Il meglio per me? Eccolo:

Dear Prudence
Happiness Is A Warm Gun
Blackbird
Sexy Sadie
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Julia
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Le altre seguono a ruota, staccate di poco, compresa Can You Take Me Back.
Persino Revolution 9 ha un suo perchè a quei tempi, e l'unica porcheria penso sia Wild Honey Pie.
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Re: La rivoluzione del White Album

Messaggio da aorlansky60 »

Twoofus said :

"il White è così variegato da essere giustamente considerato un capolavoro che comprende un po' di tutti i generi musicali..."

Infatti, più della validità delle singole canzoni di cui è composto, la 'chiave di lettura' che ne loda "la proposta stilistica di generi musicali tra i più vari" è quella che maggiormente concorre a formare l'idea finale di "capolavoro" (che a mio modesto parere non è...)


"Persino Revolution 9 ha un suo perchè a quei tempi..."

Questo brano ebbe il suo 'perchè' al tempo come lo ebbe la 'pop art' di Andy Warhol (e di molti altri appartenenti a quel 'filone' figurativo) che egli inaugurò negli anni 60... volevo scrivere 'artisti' anzichè 'appartenenti', e 'pittorico' anziche figurativo, salvo accorgermi che sarebbe stato davvero troppo sopra le righe per un 'filone visuale' come quello (che non meritava simili vocaboli quali "arte" e "pittura" a descriverlo) che 50anni dopo gallerie di mezzo mondo si stanno contendendo a colpi di milioni di $ per un opera a tiratura unica (ma anche i 'multipli' viaggiano su valutazioni decisamente sconsiderate...), dando così il valore dell'oro a un semplice "pezzo di limone" o a quello "di un cetriolo"... anche questo particolare a volte mi fa riflettere sul raziocinio della specie umana, [spock] per poi trovare la logica conclusione della storia: non è l'opera in se di Warhol che 'vale' milioni di $, quanto invece il valore che tendono a dargli portandolo 'alle stelle' furbi e astuti mercanti con l'obiettivo del più elevato realizzo possibile... credo che anche LENNON sarebbe d'accordo con me su questo punto...
Ama tutti, credi a pochi, non far male a nessuno.
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