Rendiamo omaggio alla canzone qui vincitrice, citando ulteriori dati storici.
Le fasi di registrazione del brano furono molteplici :
Gio 19 gennaio 1967
Ven 20 gennaio 1967
Ven 3 febbraio 1967
Ven 10 febbraio 1967
Mer 22 febbraio 1967
Successivamente ci furono ancora diverse sessioni dedicate al mixaggio per renderlo nella sua forma definitiva.
È da ritenere il brano
più importante contenuto nell'album
più importante realizzato dai Beatles (in particolare da Lennon e McCartney, che curarono tutto il progetto di "Sgt Pepper" fino a renderlo brillantemente allo stato dell' Arte).
Intervistato alcuni anni dopo la pubblicazione dell'album, Lennon ebbe a dichiarare in proposito del brano "
Eh! Bella davvero quella. Fu un bel lavoro di coppia tra me e Paul"
Di fatto priva di ritornello, il brano si spinge ben oltre la classica struttura "Strofe-Ritornello" tipico della canzone pop, aprendo a nuovi scenari espressivi della musica popolare contemporanea (tipici del futuro Progressive rock) offrendo all'ascoltatore un vortice di emozione unica in continuo crescendo, dall'inizio fino al termine, che culmina con una perentoria nota finale, sospesa in lenta dissolvenza, a conferire ulteriore solennità e mistero.
Una delle prime cose da notare è l'ingegnoso e raffinato accompagnamento alle percussioni, del tutto opera della mente di Ringo Starr (a riprova che quando intuiva l'alta qualità di un brano della coppia di autori pop più famosi del tempo, egli non mancava mai all'appello, oltre a dimostrare che non era l'ultimo degli arrivati come batterista).
È noto che la fonte di ispirazione del brano fu per Lennon l'improvvisa notizia della scomparsa di un suo conoscente "
Ero a casa, seduto al pianoforte nell'intento di scrivere una nuova canzone, col Daily Mail davanti a me aperto sulla pagina delle notizie brevi, da cui lessi un trafiletto che annunciava la morte dell'erede della dinastia Guinness, aveva trovato la morte in un incidente d'auto." (Tara Browne, ventuenne discendente ed erede di una delle famiglie più ricche e facoltose del Regno Unito, conoscente ed amico degli stessi Beatles)
Alla canzone ancora in fase primordiale di composizione, si aggiunse un abbozzo di McCartney composto tempo prima e da lui mai sviluppato, lasciato a decantare in attesa; Paul la trovò perfetta da inserire come interludio alla composizione nascente di John "
Era il mio ricordo di quand'ero ragazzo, mentre la mattina lasciavo in fretta casa e correvo giù dalla strada per prendere in tempo l'autobus che mi avrebbe portato a scuola... salito al piano superiore dell'autobus mi sedevo, giusto il tempo di fumare una Woodbine ed ero arrivato a destinazione." (da cui il verso "
Made the bus in seconds flat, Found my way upstairs and had a smoke" nel breve medley centrale di sua composizione, introdotto dal celebre "
woke up, got out the bed...")
L'idea di sostituire il vuoto delle "24 battute" con una sorta di crescendo orchestrale fu sempre di Paul (già dal '66 egli ascoltava con molto interesse certi autori contemporanei, tra i quali Stockausen); secondo la sua intenzione, doveva rendere "
un suono grandioso, come la fine del mondo"; per realizzarlo, doveva essere coinvolta un intera orchestra classica da 90 elementi (che furono poi ridotti a 40). Come al solito, la realizzazione pratica della '
visione' del Beatle di turno ricadde sul loro produttore... Come G.Martin dichiarò in proposito "
Cominciai a studiare ciò che Paul mi aveva illustrato di volere... all'inizio misi la nota più bassa per ogni strumento coinvolto... la mia intenzione era quella di partire dai registri bassi progredendo lentamente verso quelli alti... una volta concepita l'idea, dovetti dare istruzione agli orchestrali... una volta convocati per le prove, dissi loro che dovevano iniziare da una nota molto bassa suonando molto fievoli, fino a terminare con un vero 'fortissimo'... occorreva perciò iniziare da una tonalità molto bassa per finire con una tonalità molto alta, eseguita nell'intervallo di 24 battute... dissi loro che dovevano arrivarci ognuno per proprio conto, perchè non esisteva spartito da seguire... dissi anche che non volevo che nessuno di loro guardasse o sentisse cosa avrebbe fatto il collega a fianco, perchè non volevo che tutti suonassero simultaneamente la stessa nota... alla fine del discorso mi ritrovai di fronte quaranta persone ammutolite che mi guardavano come se fossi un folle... "
(lascio immaginare al lettore la perplessità di costoro, tutti quanti più che provetti esecutori classici di provenienza Royal Philarmonic o London Symphonic Orchestra, abituati a suonare di fronte ad uno spartito, che improvvisamente si sentono richiedere una partitura simile da suonare...)
Geoff Emerick, primo tecnico del suono dei Beatles del periodo, anch'egli presente, ricorda che "
tutti gli orchestrali erano rimasti più che perplessi, non avendo minimamente compreso quanto richiedeva da loro Martin... e neppure capivano perchè qualcuno volesse riconoscere loro un onorario per eseguire una partitura così stravagante al loro modo di pensare, loro infatti erano musicisti di 'classica' e come tali si consideravano..."
Alla fine comunque ci provarono... l'orchestra in esecuzione venne registrata 4 volte, occupando interamente le 4 piste di un nastro... il tutto fu poi remixato su un unica pista.
Ancora prima della seduta di registrazione ufficiale, programmata per la serata del 10 Febbraio, apparve chiaro a Martin che c'era un problema tecnico da affrontare... per risolverlo coinvolse l'ingegnere tecnico Ken Townsend, che ricorda a sua volta "
Improvvisamente quella mattina arrivò da me Martin a sottopormi una questione tecnica... mi disse: questa sera ho intenzione di utilizzare due macchine 4 piste in simultanea... lo so che non è mai stato fatto prima, ma tu sapresti come fare?"...
Townsend si spremette ben bene il cervello ed alla fine escogitò una soluzione (una delle tante che egli dovette trovare in quegli anni, sotto la pressione costante di Lennon e McCartney entrambi sempre alla ricerca di novità audio da esplorare). "
Durante la sessione, mettemmo la base ritmica dei Beatles su una macchina, e la pista che stavamo registrando con l'orchestra sull'altra... poi riavolgemmo e ripetemmo il procedimento di nuovo, poi di nuovo, ed ancora fino ad avere 4 incisioni della stessa orchestra... i veri problemi arrivarono dopo, quando si trattò di eseguire il mixaggio, dovendo utilizzare due macchine insieme... io e George non riuscivamo a sincronizzare le due macchine, tanto che egli si innervosì parecchio... dopo molti tentativi alla fine riuscimmo a trovare un compromesso accettabile... l'orchestra era leggermente fuori tempo in qualche punto, ma alla fine non importa, dato che è udibile solo ad un orecchio ultrafine particolarmente allenato..."
Anche Geoff Emerick ebbe il suo bel da fare : "
Fu soltando manipolando accuratamente i cursori che riuscii ad ottenere una giusta resa di quel crescendo orchestrale... andavo più che altro a sensazione personale, più che seguire gli strumenti indicanti i decibels della console... se l'avessi fatto, non avrebbe mai funzionato limitandomi a tirar su i cursori a tutto volume fin dall'inizio..."
Al termine della seduta con i quaranta orchestrali, nello studio 1 di Abbey Road avvenne poi ciò che ha già descritto Humdrum. Era una buona idea per il finale della canzone, ma mancava ancora quella forza necessaria a suggellare in bellezza un capolavoro. Venne sostituito dal celebre accordo di pianoforte in MI maggiore, registrato il 22 Febbraio : era la conclusione perfetta. Era abitudine ritenuta ormai normale nell'ambiente musicale del tempo, che qualche invitato speciale fosse presente in una seduta di registrazione dei Beatles: quella sera/notte del 22 Febbraio 1967 toccò a David Crosby. (in un altra delle tante sedute di registrazione dell'album, il loro vecchio primo tecnico del suono Norman Smith portò in visita ai Beatles una nuova rock band molto promettente, di cui era diventato manager, che aveva da poco firmato con la EMI : il nome di quella band era... Pink Floyd).
Poi ci sono altri dettagli significativi, ognuno a portare gloria alla canzone. Gli "aaaah" di Lennon a conclusione del medley centrale, il crescendo orchestrale immaginato da McCartney e scritto da George Martin, il geniale accompagnamento alle percussioni ad opera di Ringo Starr, rimangono una della più mirabili riproduzioni sonore di una caleidoscopica esperienza psichedelica, in linea con l'avanguardia rock del periodo che gli stessi Beatles stavano dettando ormai da anni. Il suono "da fine del mondo" ideato dal geniale produttore dei Beatles rimane qualcosa di memorabile all'interno di un brano memorabile. A questo trionfale risultato concorrono anche i soliti fortuiti elementi casuali che adornano molte delle migliori opere dei Beatles (in questo caso 'il suono della sveglia', 'il conteggio originario delle 24 battute' di Mal Evans, prima che fosse ricoperto dall'orchestra e tuttavia ancora udibile all'ascolto nella veste finale del brano) il tutto rende "A Day In The Life" inattaccabile dal punto di vista musicale. I vari elementi sonori si incastrano tutti a perfezione, rendendo la canzone un'autentica summa della migliore produzione beatlesiana: splendide melodie, armonie raffinate e un grandioso arrangiamento.
Giustamente sommersa di elogi già a partire dalla sua pubblicazione, "A Day In The Life" può essere giustamente considerata una delle migliori canzoni dei Beatles, soprattutto perchè in pochi altri singoli brani della band le singole capacità creative di Lennon e McCartney (senza dimenticare il formidabile contributo di Starr e di Martin) convergono contemporaneamente verso un unico obiettivo con così tanta forza d'ispirazione ed efficacia realizzativa. Stranamente rimane escluso George Harrison (che non ha mai amato molto il "PEPPER", e neppure ha mai nascosto pubblicamente questo suo sentimento verso l'intero album).
Nota: tutte le dichiarazioni legate agli autori citati provengono dalla pubblicazione "
BEATLES: otto anni ad Abbey Road" - Mark Lewisohn, 1990
Ama tutti, credi a pochi, non far male a nessuno.