DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

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Il mago di Floz
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DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da Il mago di Floz »

Prologo: 11 luglio 1969
Mancano nove giorni all’allunaggio dell’Apollo 11. David Bowie è nello studio di registrazione: sta lavorando - con lui, tra gli altri, Rick Wakeman - ad una nuova versione di quello che sarà il suo singolo più venduto, Space oddity.
Fortuna o calcolo, di lì a breve la canzone diventerà una sorta di manifesto ufficioso dell’impresa spaziale che ha segnato la fine del decennio.


Atto I
Per Bowie sembra finalmente essere giunto il tanto agognato successo, quello per cui ha lavorato per tutti gli anni sessanta. Eppure le vendite dell’LP – il secondo dell’artista inglese – almeno inizialmente non sono delle più rosee e Bowie capisce che qualcosa deve cambiare.
Nei primi, cruciali mesi del 1970 David Bowie incontra il chitarrista Mick Ronson: è - finalmente - la svolta. I due, insieme al produttore e bassista Tony Visconti e a John Cambridge – subito rimpiazzato da Mick Woodmansey – formano un nuovo quartetto, chiamato The Hype, che debutta il 22 febbraio 1970 a Londra. Per Bowie è l’inizio della trasformazione: il timido cantautore degli esordi sta muovendo i primi passi del cammino che lo porterà ad essere, nel giro di alcuni anni, un’androgina ed ammaliante icona del glam rock.
All’attività concertistica Bowie alterna quella in sala d’incisione, tanto che nell’aprile del 1971 viene pubblicato The man who sold the world. Si tratta di un album duro, oscuro, sostanzialmente privo di singoli di impatto – quelli che hanno contribuito a fare la storia dell’artista; eppure è un lavoro organico, appagante, a tratti claustrofobico, sia a livello musicale – con la già feroce chitarra di Ronson e il basso di Visconti in grandissima evidenza – quanto canoro. (Del resto, Bowie dimostrerà a breve di non essere solo un carismatico contorno alle sue canzoni.)
L’album, che ha nella title track, nella lunga e dura The width of a circe e nella stordente All the madmen i momenti forse migliori, è un primo colpo, tutto sommato relativamente contenuto e non ancora fatale, al mercato musicale e all'opinione pubblica dell’epoca – a cominciare dalla copertina, che per la prima volta ritrae David Bowie in abiti femminili (fu censurata negli Stati Uniti).
Un secondo, roboante colpo arriva nel dicembre dello stesso anno. Bowie, che ha sostituito Visconti – andato a fare il produttore dell’irresistibile e sfortunato Marc Bolan, leader dei T. Rex - con Trevor Bolder, pubblica un nuovo disco; e Hunky dory fa gridare al capolavoro.

Bowie, che nell’iconica copertina sembra trasformarsi in Greta Garbo, in un album comunque pieno di episodi musicali riuscitissimi riesce a inserire - nel solo primo lato - ben tre di quelle canzoni che, in altri contesti, magari più recenti, potrebbero valere un’intera carriera (e forse più): l’iniziale e irresistibile Changes è un brano accattivante come pochi; la celeberrima Life on Mars? è un brano fantastico di cui s’è già detto tutto (a partire dal celebre video – trionfo dell’ambiguità di Bowie – girato in un retropalco, all’incredibile fa diesis del ritornello, finanche alla cover di Barbra Streisand definita “atroce” dal diretto interessato). Il terzo capolavoro, questa volta misconosciuto - e assai raramente proposto nei concerti -, è invece Quicksand: si tratta di un brano oscuro, esoterico, ai limiti dell’occulto (la voce narrante è come fosse quella di Aleister Crowley); eppure straziante, penetrante, ammaliante. Questi tre brani, uniti alle tre celebri dediche (rispettivamente a Andy Warhol, a Bob Dylan e ai Velvet underground – quest’ultima imitando perfino la voce di Lou Reed, il cui destino ben presto s’intreccerà con quelli dello stesso Bowie) e allo straniante, sorprendente The Bewlay brothers, proiettano l’artista inglese nell’orbita del glam e della scena musicale tutta.

I tempi sono finalmente maturi per la comparsa del primo, straordinario personaggio di David Bowie.


Intermezzo: 6 luglio 1972
Alla tv danno Top of the pops. L’Inghilterra musicale si ferma quando quattro ragazzoni salgono sul palco in aderenti tute colorate, sfoggiando capelli ossigenati e basette argentate; quel momento nel quale il loro cantante, camaleontico vestito da arlecchino, dodici corde blu in mano e capelli arruffati color carota, ti guarda e ti indica – “tu; sì, tu: proprio tu!” – è il momento in cui capisci la musica non è più la stessa di prima.


Atto II
Un mese prima, il 6 giugno 1972, la RCA aveva pubblicato un album dal titolo chilometrico, The rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars. David Bowie iscrive il suo nome tra le leggende del glam rock impersonando un extraterrestre androgino e senza tabù sessuali, colorato e patetico, carismatico e sbarazzino. Quella di Ziggy Stardust è, fin dal titolo, una parabola breve e fulminante, evidente paragone col mondo musicale, già allora impietoso nella sua alleanza con lo scorrere del tempo.

Confermata la band del precedente lavoro – ora chiamata The spiders from Mars, i Ragni di Marte –, Bowie confeziona un album forse meno corposo e ricercato del precedente, ma infinitamente più valido dal punto di vista commerciale – il che, beninteso, nulla toglie al suo valore artistico; che anzi è tale da far sì che, come qualcuno ha fatto notare, l'effimera vicenda di Ziggy Stardust componga un clamoroso contrasto con il prolungato successo del disco, tutt'ora un classico. Quella del Bowie del 1972, più che furbizia, sembra saggezza.
Da quello che tutti chiamano, anche solo per brevità, Ziggy Stardust scompaiono i brani più lunghi e complessi (nessuna delle nuove, undici canzoni supera i cinque minuti), scompare quella vena oscura che permeava Hunky dory, scompare anche quel muro sonoro volto a costruire un edificio omogeneo come fu The man who sold the world. Quello che rimane, in sostanza, è una raccolta di canzoni - quasi tutte potenziali hit musicalmente splendide - legate da un filo conduttore: quello dell'ascesa e del rapido declino di un'improbabile rock star aliena.

Five years è l'emblematica apertura: tanto durerà la parabola di Ziggy Stardust; o forse cinque sono gli anni che restano al genere umano prima della catastrofe, come si legge da qualche parte. Quel che è certo è che quella che parte come una placida ballata si trasforma in un'infuocata invocazione per la voce stridula e tagliente di Bowie.
Il tempo di tirare il fiato con Soul love, delicata e ingannevole, e poi è il tempo di due brani straordinari - nove minuti scarsi tra i più leggendari della storia della musica.
Moonage daydream, spesso tralasciata negli elenchi dei brani simbolo di Bowie, è forse il manifesto di un intero genere, quello del glam rock ("Io sono l'invasore spaziale; io per te sarò una puttana rock'n'roll."); difficile rimanere impassibili all'aspra chitarra di Ronson, al brillante sassofono dello stesso Bowie, alla coda trasognante del brano.
La seguente Starman, che pure parte con una semplice chitarra acustica ed è molto più convenzionale nella struttura, ha però dalla sua un ritornello tra i più indimenticabili di sempre e una micidiale coda per vocalizzi e chitarra elettrica.

Dopo il pazzesco brano che gli ha dato la fama, Ziggy è all'apice della carriera. I tre relativamente brevi brani seguenti rappresentano, in un certo senso, l'appagamento dell'artista, preludio del suo inevitabile declino. It ain't easy è l'unico brano non originale dell'album (è stata scritta da Ron Davies); placido e cadenzato durante le strofe, il brano divampa in un ritornello corale decisamente coinvolgente. Rappresenta forse il momento in cui Ziggy, ora acclamato dalle folle, capisce di essere arrivato in cima: ora può solo guardare in basso ("Quando arrivi in cima alla montagna e guardi il mare pensi ai posti dove forse un giovane uomo potrebbe essere. [...] Non è facile arrivare in paradiso, quando stai scendendo.")
Lady Stardust è un momento più riflessivo e sognante (il brano, in cui Ronson suona anche il pianoforte, è dedicato a Marc Bolan), in cui si rimpiange la coesione della band, si ricordano di canzoni che andavano avanti tutta la notte, si ripensa a quando tutto andava bene. Del resto, Ziggy Stardust ha ora il successo che voleva, e l'apparenza deve essere spensierata. "Potrei addormentarmi la notte come una star del rock'n' roll; potrei innamorarmi come una star del rock'n'roll"; così si conclude la successiva Star.
Hang on to yourself - sorta di proto-punk che, a loro detta, ispirerà i Sex pistols, nasconde dietro l'ennesimo, efficace riff di Ronson la profonda solitudine dell'artista, che deve aggrapparsi solo a se stesso e alla band (tradotto più o meno liberamente, Bowie canta: "Quando ci muoviamo come tigri sulla vaselina, beh: l'amaro si esprime meglio con una chitarra rubata. Voi siete i beati, noi siamo i Ragni di Marte.")

In momenti come questi, quando il proprio mondo sta crollando, viene alla luce il lato più nascosto delle persone, emerge chi sono realmente; e allora, introdotto da un altro memorabile riff di chitarra, Ziggy racconta di sé, di quello che voleva e di quello che è diventato ("Facendo l'amore con il suo ego, Ziggy fu risucchiato nella sua mente come un messia lebbroso; quando i bambini hanno ucciso l'uomo, ho dovuto sciogliere la band.") Ziggy Stardust è una ballata molto bella, tirata e introspettiva, giustamente tra i pezzi più celebrati dell'album.
Le debolezze della faccia nascosta della star sono esplorate anche nella successiva Suffragette city, brano tra i più vivaci - grande il lavoro della chitarra - e tormentati - la continua invocazione "Hey man!", lo squallore delle scene descritte - dell'intero lavoro.

La parabola è finita, è l'inevitabile momento dell'autodistruzione, di un Rock'n'roll suicide. Musicalmente si è dalle parti del primo brano: incipit descrittivo piuttosto sommesso - molto efficace l'immagine della sigaretta, quasi un effimero piacere prima della fine - ed esplosione nervosa, sia strumentale che vocale, culminante in un finale rovente; ma il valore aggiunto del brano è ne suo essere espressione di disperazione, nella sua carica di inesorabile distruzione, nel sua inesorabile climax di desolazione mista a speranza.

"Non importa cosa o chi sei stato, non importa quando o dove hai visto quello che hai visto: tutti i coltelli sembrano lacerare il tuo cervello. Ho avuto la mia parte, ti aiuterò a sopportare il dolore. Non sei da solo."


Epilogo: 3 luglio 1973
Il pubblico dell'Hammersmith di Londra applaude entusiasta. Ziggy, i capelli arancioni più lunghi e curati, ha da tempo dismesso gli abiti lucidi e colorati: è vestito di nero e trasparenze quando si appresta a cantare la sua ultima canzone, ha sul volto un sorriso malinconico quando - tra i pianti di disperazione della gente - mette in scena il suo suicidio.
"Datemi le vostre mani: siete meravigliosi!"
Ziggy muore; ma Bowie vive.
Ultima modifica di Il mago di Floz il 04/03/2015, 18:47, modificato 2 volte in totale.
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da Hairless Heart »

Immagine

Eccellente, Mago, eccellente.
Grazie per aver accolto il mio appello. E' vero, anche Hunky Dory sarebbe stata (e lo potrà essere in futuro) una Pietra Miliare coi fiocchi, però trovo sia un lavoro molto più discontinuo, che alterna capolavori a canzoni francamente skippabili. Di Ziggy Stardust, che chiaramente strizza di più l'occhio al pubblico pagante, non si butta via niente!
La seguente Starman, che pure parte con una semplice chitarra acustica
Si, una chitarra semplice che però fa un accordo dissonante, quindi molto meno scontato di quello che sembra.

p.s. nessun brano in particolare da segnalare?
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reallytongues
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da reallytongues »

Disco che conta tanti brani capolavoro con pochissime parti più deboli che fanno comunque parte della "sceneggiatura".
Mi piace davvero molto, soprattutto nella prima parte del disco, la ritmica dove il batterista ha un suono davvero pulito e moderno.
aggiungo:
bella recensione Mago!
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da Il mago di Floz »

Eh, che l'accordo non fosse dei più orecchiabili lo sapevo; ma non ero sicuro del termine corretto.

Grazie a entrambi! :-)

I brani da segnalare? Ovviamente la doppietta Moonage daydream/Starman.
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reallytongues
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da reallytongues »

come doppietta anche quella finale non scherza
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da Il mago di Floz »

Vero; ma il livello è molto alto - a me, per esempio, piacciono molto anche It ain't easy e Hang on to yourself.
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da Mick Channon »

Il mago di Floz ha scritto: Epilogo: 3 luglio 1973
Il pubblico dell'Hammersmith di Londra applaude entusiasta. Ziggy, i capelli arancioni più lunghi e curati, ha da tempo dismesso gli abiti lucidi e colorati: è vestito di nero e trasparenze quando si appresta a cantare la sua ultima canzone, ha sul volto un sorriso malinconico quando - tra i pianti di disperazione della gente - mette in scena il suo suicidio.
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Ziggy muore; ma Bowie vive.
Proprio questa notte passata, su rai 5 hanno trasmesso il film dell'ultimo concerto di Ziggy all'Hammersmith, causa notte insonne [sleep] ne ho visto un pezzetto ;)
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da mimmo il meccanico »

Per me il suo disco migliore, o meglio l'unico suo disco che ascolto con piacere dall'inizio alla fine.
Non sono un suo grande estimatore, mi piacciono molto diversi pezzi, ma in genere gli album interi faccio fatica a sentirli tutto d'un fiato.
Questo è appunto l'unica eccezione ed è indubbiamente un signor disco
ok e adesso?
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da Hairless Heart »

Il mago di Floz ha scritto:I brani da segnalare? Ovviamente la doppietta Moonage daydream/Starman.
reallytongues ha scritto:come doppietta anche quella finale non scherza
Il mago di Floz ha scritto:a me, per esempio, piacciono molto anche It ain't easy e Hang on to yourself.
Considerando che secondo me, tra le highlights ci sono sicuramente Five Years, Star, e la title-track, questo dà il senso di quanto grande sia quest'album.
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da Il mago di Floz »

Indubbiamente. :-)
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da Hairless Heart »

Mi sono permesso di aggiungere i link alle due canzoni da te segnalate.
-Non ci sono più le mezze stagioni.
-Si stava meglio quando si stava peggio.
-Band on the Run è troppo bassa.
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da Il mago di Floz »

Nessun problema. :-) (Li ho inglobati nel testo.)
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da aorlansky60 »

Personalmente oltre a ritenerlo UN CAPOLAVORO lo ritengo il disco definitivo di D.Bowie.

Bowie saprà fare altre cose notevoli oltre il 72, ma secondo me nessun altra delle sue opere raggiungerà mai il lustro di questa.

Grazie anche a MICK RONSON, che non era solo un ottimo chitarrista, ma anche un raffinato orchestratore, il suo enorme lavoro di architettura musicale per gli albums di Bowie (da THE MAN WHO SOLD THE WORLD fino a ALADDIN SANE) rimase celato al grande pubblico per molto, troppo tempo. Solo ultimamente, e paradossalmente a molti anni dalla sua scomparsa, egli ha ricevuto i giusti onori e meriti per ciò che seppe creare.
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da Lamia »

Qualche tempo fa su Rai5 hanno fatto uno special su Mick Ronson, che personalmente non conoscevo :oops: .
Raccontavano il suo talento, l’enorme apporto negli album di Bowie, la sua raffinatezza musicale e il fatto che lui venisse sottovalutato dal grande pubblico, non dagli addetti ai lavori, come chitarrista e artista. Provo’ la carriera solista, dopo Bowie, ma non riusci’ a decollare, ci rimase molto male e si “ritiro’” a collaborare con altri della musica.
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da twoofus »

Mick Ronson ha pubblicato anche degli album da solista; il primo, Slaughter on 10th Avenue (1974), contiene Music Is Lethal, che è la cover di Io vorrei... non vorrei... ma se vuoi... di Lucio Battisti, con il testo scritto da David Bowie. Nel secondo, Play don't worry del 1975, c'è Empty Bed, cover di Io me ne andrei di Claudio Baglioni.
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da capitan-trip »

Ha fatto anche una grande tour, il Rolling Thunder Revue con Dylan.
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da aorlansky60 »

Lamia ha scritto: 23/01/2019, 10:36 Qualche tempo fa su Rai5 hanno fatto uno special su Mick Ronson, che personalmente non conoscevo
Negli anni 70, quando conobbi il disco in oggetto, per me MICK RONSON era solo uno degli SPIDERS FROM MARS (per come me lo raccontava l'inserto di protezione del vinile, con le facce dei quattro -compreso Bowie- ritratte in foto) peraltro un ottimo chitarrista, considerate le sue performances nell'album; non avrei mai potuto immaginare che oltre al chitarrista c'era molto altro, proprio come è stato divulgato solo recentemente (dettagli che solo chi era vicino a lui professionalmente poteva sapere, non il grosso del pubblico) : ancora prima di incontrare e collaborare con Bowie, aveva intrapreso lo studio per orchestrazione, fino a diventare molto fine e arguto sotto quel profilo, in realtà avrebbe potuto benissimo fare il produttore per le doti che possedeva, vivendo di quel lavoro; la parte di grand piano in una delle mie preferite da quell'album ("Lady Stardust") è stata orchestrata da lui, lo stesso tutti gli arrangiamenti per archi nell'album (un titolo su tutti : "Starman") basta solo dire questo per far comprendere il livello del suo lavoro nell'album. E non solo in questo, ma negli altri di Bowie, almeno fino ad ALADDIN SANE.

In definitiva : è stato molto sfortunato, ma anche incapace di credere nel suo talento (non fu un buon manager di se stesso, non avendo intravisto appieno le potenzialità del suo talento; si credeva un musicista normalissimo, in realtà era uno ben oltre la media del tempo, in campo rock); voleva intraprendere una carriera solista proprio come Bowie, solo che non possedeva il carisma e la personalità di Bowie, avendo un carattere più umile ed introverso.
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da Lamia »

Esattamente, Aor, purtroppo con il carisma ci si nasce. Non che lui non ne avesse, pero’, e qui mi baso solo sul filmato che ho visto, quando ha iniziato la sua avventura solista , dalle immagini , si e’ vestito e truccato come Bowie, praticamente e’ come se avesse voluto sfruttare, magari ingenuamente e in buona fede, la scia luminosa creata da Bowie. Questo non ha fatto presa sul pubblico, evidentemente suonava troppo simile. RIguardo la musica non conosco le sue composizioni, ma credo che probabilmente se avesse sfornato anche un solo brano accattivante , la gente avrebbe comprato i suoi dischi. Sono quelle persone talentuose che accanto a grandi geni riescono a tirar fuori tutto il meglio di se stessi, ma da soli la vita li colloca ( scusa il termine) mediocremente “tra i tanti”.
Invece alcuni, tipo Bowie, li metti pure alla sagra della salsiccia del paese piu’ sconosciuto al mondo, stai sicuro che da soli arrivano sui red carpet di tutto il mondo.
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da twoofus »

Lamia ha scritto: 24/01/2019, 15:50
Invece alcuni, tipo Bowie, li metti pure alla sagra della salsiccia del paese piu’ sconosciuto al mondo, stai sicuro che da soli arrivano sui red carpet di tutto il mondo.
:lol:
Quando un semplice parallelo rende perfettamente l'idea.
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Re: DAVID BOWIE: Rise and fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars

Messaggio da Lamia »

... meno male [smile] perché ho scritto in fretta, a me invece non so se mi fa più piangere o ridere l’italiano che ho utilizzato my god.. :oops:
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