Ho ascoltato, per tre volte, questi otto brani. Premetto che giudicherò la qualità del “prodotto”, slegandomi dal fattore “genere musicale”; peraltro non siamo distanti da molti dei miei ascolti abituali, dunque sotto questo punto di vista non si parte da posizione sfavorevole.
Più ombre che luci, a dire il vero. Mi rendo conto che si tratti di una registrazione casalinga, con tutti i limiti del caso, e che dunque vanno considerati sostanzialmente dei demo. Però, essendo una cosa presentata con una sorta di “ufficialità” (ogni brano col suo titolo, addirittura il titolo dell’insieme, come fosse un album, manca solo la copertina…..), mi aspetto un po’ meno approssimazione nella registrazione, che invece traspare in quasi tutti i pezzi.
L’inizio è più che promettente, la track n° 1 (Good Weather) rimarrà, a mio parere, la cosa migliore di tutte. Sembra un po’ Steve Hackett quando sembra i Genesis. E non a caso, è uno dei pezzi più compiuti e meglio eseguiti, dove l’unico appunto che posso fare è l’eccessiva lunghezza di certe parti solistiche: degli 8 minuti totali, togliendone almeno 3 il brano avrebbe solo da guadagnarcene.
L’altro brano che preferisco è il 3° (On the Sky), la linea melodica portante è piuttosto semplice (non dico banale, e si badi bene: direi la stessa cosa di molta roba di Rick Wakeman!!!), quello che si fa apprezzare maggiormente è il suono complessivo, godibile in più punti. L’esecuzione è molto meno curata ma quasi accettabile.
La questione è che negli altri brani, o in alcune parti di essi, ci sono troppi “problemi”: svarioni tecnici, note fuori scala negli assoli, ma soprattutto una sensazione costante di sentire gli strumenti “fuori sincrono”, fuori tempo l’uno con l’altro o con la batteria. Tanto da farmi supporre un problema di conversione files o di trasferimento dati, so che può succedere. La cosa in alcuni punti è talmente evidente ed opprimente da uccidere l’ascolto, in queste condizioni difficile spillare un giudizio positivo su un brano.
Non ricordo, Nemesis, se avevo già fatto presente questa cosa in altre occasioni in passato, ma quello che mi perplime di più sono le rullate di batteria fuori tempo: se sono programmate, la cosa non si spiega, se invece sono eseguite in tempo reale, allora si spiega totalmente, perché in quel caso farle a tempo è assolutamente impossibile (ma allora meglio, molto meglio, non farle!!).
Quanto agli svarioni, più o meno evidenti, quello si risolve rifacendo la parte, visto che un lavoro così complesso lo si può fare solo se muniti di un multitraccia. Sono svarioni che si possono (quasi) accettare dal vivo (è quello che mi son sempre ripetuto quando succedeva a me, sono un’autorità nel campo
), non in una registrazione.
Riguardo quella che è una “scelta stilistica”, cioè le lunghe sezioni di assolo se non proprio di improvvisazione: alcuni faccio fatica a definirli assoli, per usare parole semplici, sono più un flusso magmatico di note, di cui, per stessa definizione di flusso, poi poco rimane. Servirebbero, forse, poche note con più “personalità”, più ficcanti, che rimangano in testa più facilmente dopo l’ ascolto. Così sanno molto di brodo allungato, anche se magari se ne può apprezzare l’atmosfera.
Quello a cui mi sento di assegnare una sufficienza piena, è la qualità del suono e dell’arrangiamento: i vari strumenti si distinguono nitidamente, e certi suoni sono proprio belli, tranne poche eccezioni.
In definitiva, non so se sono nella posizione di dispensare consigli. Quello che farei
io è puntare più sulla qualità che sulla quantità, rifinire meglio possibile poche canzoni, lasciando nel cassetto quelle un po’ così, in attesa di tempi migliori.
Ho lasciato per ultima la questione della voce, mi sento anche in imbarazzo nel giudicarla. Suppongo sia tu stesso, Nemesis, in ogni caso si tratta chiaramente di un non-cantante che si è prestato per l’occasione. A mancare non sono solo l’intonazione (un miraggio!) o una pronuncia inglese accettabile. Manca tutto quello che si può ottenere solo con anni e anni di esercizio, di sale prova con una band, e magari di concerti in birreria. E purtroppo la voce è la prima cosa ad uccidere l’ascolto.
p.s. In “Living in the dark”, la primissima parte del cantato è uguale a Incommunicado dei Marillion!