Dream Theater: la storia

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Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Il questo lungo thread vi parlerò di uno dei gruppi più amati, odiati, discussi e controversi da 25 anni a questa parte, ovvero i Dream Theater. Parlerò degli album, degli aneddoti, dei cambi di formazione e di stile.

Gli inizi: i Majesty

Il nucleo storico dei Dream Theater nasce a metà degli anni '80 fra i banchi del prestigioso Berklee College of Music di Boston, e comprende John Petrucci alla chitarra, John Myung al basso e Mike Portnoy alla batteria. Ai tre si aggiungono presto Kevin Moore alle tastiere e Chris Collins alla voce. Il gruppo si fa chiamare Majesty; il nome venne a Portnoy dopo aver sentito un brano dei Rush e averlo definito maestoso (majesty, appunto).

Il gruppo già presentava influenze di gruppi Prog come Yes, Rush e Queensryche e Genesis, ma forti erano anche le influenze Power Metal. Il gruppo tenne vari concerti a New York, suonando cover, pezzi propri e assoli.

La nascita dei Dream Theater

Il cambio nome si rese necessario nel 1988 per motivi di copyright, visto che già esisteva un gruppo denominato Majestyu; il gruppo scelse quindi Dream Theater, nome di un cinema californiano. Nel 1988 Charlie Dominici prese il posto di Chris Collins, e nel 1989 il gruppo fece uscire il primo disco: When Day e Dream Unite.

CURIOSITA': il gruppo fece domanda per essere la nuova band d'accompagnamento di Ozzy Osbourne, ancora ai tempi dei Majesty: Ozzy rifiutò, e da li a breve i Majesty sarebbero diventati Dream Theater.
Ultima modifica di MrMuschiato il 05/01/2015, 13:57, modificato 2 volte in totale.
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Re: DREAM THEATER

Messaggio da MrMuschiato »

L'album d'esordio: When Day and Dream Unite

Il primo album dei Dream Theater venne pubblicato nell'aprile del 1989 per la MCA.
Il disco conteneva già molti degli ingredienti che avrebbero reso famosi i Dream Theater, come la spiccata componente Prog e la grande tecnica dei musicisti, ma il disco conteneva anche una spiccata vena Power Metal, che verrà abbandonata nei successivi album.
Il disco non è invecchiato benissimo, i suoni non sono molto curati, probabilmente il budget a disposizione dei cinque non era molto alto in quel periodo.

Vediamo in dettaglio i brani:

PS: parlerò brevemente di tutti brani, e per certi posterò anche il video della canzone preso da Youtube.

Traccia 1: A Fortune in Lies

Il brano si apre con un intro che esalta le capacità musicali dei 4, intro che si evolve in un riff Power per la strofa cantata da Dominici; il ritornello è più Prog, più cupo e misterioso; bel pezzo che avrà un discreto successo e verrà riproposta anche negli anni a venire. Bello il ponte con rullata e tastiere in evidenza.

Traccia 2: Status Seeker

Brano che da un assaggio di quelli che saranno i Dream Theater post-Dominici, non vi dico altro e vi lascio all'ascolto del brano:



Traccia 3: The Ytse Jam

Prima canzone strumentale dei Dream Theater, verrà riproposta molte volte live anche in tempi recenti.



CURIOSITA': ''Durante A Fortune in Lies vi è un break di batteria; tale break è suonato con un tempo di metronomo più veloce del resto della canzone. Nelle esibizioni dal vivo il break viene suonato "a tempo" e appare molto più lento. Un esempio è presente nell'album dal vivo Live at the Marquee.'' (Preso da Wikipedia)

CURIOSITA': il titolo della strumentale Ytse Jam non è altro che Majesty scritto al contrario. YtseJam diventerà anche il nome dell'etichetta che racchiude tutti i bootleg ufficiali dei Dream Theater, il tutto gestito da Mike Portnoy
Ultima modifica di MrMuschiato il 03/01/2015, 18:42, modificato 1 volta in totale.
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Re: DREAM THEATER

Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 4: The Killing Hand

Brano che inizia con delle chitarre acustiche per poi entrare in un riff di tastiera molto presente, con successivo solo di chitarra. La strofa è suonata con un charleston molto presente e un riff ipnotico eseguito dagli altri strumenti.

Traccia 5: Light Fuse and Get Away

Pezzo oscuro e sognante, parte con una solita intro strumentale e mantiene uno stile e una forma simile agli altri brani. Da citare il cantato di Dominici.

Traccia 6: Afterlife



Forse una delle canzoni meno originali e dalla struttura più comune dell'album, ma contiene degli spunti che i Dream Theater riprenderanno nel corso di tutta la carriera. Il pezzo è veloce e potente, ma contiene dentro se quello stile malinconico che pervade tutti i brani pià grandi dei Dream Theater.

CURIOSITA': ''L'intro acustica di The Killing Hand è stata eseguita live poche volte, probabilmente perché richiede tre chitarre acustiche. Tale intro è stata sostituita con un intermezzo strumentale intitolato Another Hand: infatti questo brano originariamente si sviluppava a partire dall'ultimo accordo di Another Day (un Mi maggiore), per confluire in The Killing Hand. Tale intro è stata successivamente utilizzata per tutte le esecuzioni del brano. Inoltre, dopo l'assolo di chitarra e tastiera all'unisono, spesso viene ripresa la melodia dell'intro originale, su cui parte un assolo di John Petrucci; durante questo assolo, Petrucci riprende la melodia di Carol of the Bells'' (da Wikipedia)
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Re: DREAM THEATER - La Storia

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Traccia 7: The One Who Helps to set te Sun

Una lunga intro dalle tinte thriller anticipa una canzone molto simile alle altre del disco e con pochi spunti interessanti. Il punto più interessante è il break a 5:30, che anticipa sonorità che diventeranno molto care al gruppo.

Traccia 8: Only a Matter of Time

E con questo brano si chiude il primo album. L'intro è ben articolato e propone non pochi spunti, la strofa è impostata in modo abbastanza originale e il brano riserva alcune belle trovate.


Il licenziamento di Dominici e l'arrivo di James LaBrie

Il gruppo poco dopo l'uscita dell'album decise di licenziare Charlie Dominici per le sue povere qualità vocali. Dopo più di due anni di ricerche la scelta cadde sul giovane James LaBrie, allora frontman della Glam Rock Band Winter Rose.
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Re: DREAM THEATER - La Storia

Messaggio da MrMuschiato »

L'inizio della Leggenda: Images and Words

Forse i 5 ragazzi non lo sapevano, forse ne erano perfettamente consci, ma da li a poco avrebbero registrato il disco che avrebbe cambiato il concetto di Progressive Metal e che avrebbe segnato generazioni di musicisti per gli anni a venire: Images and Words.

Il disco venne inciso nel 1991 e venne pubblicato l'anno seguente, divenne disco d'oro e elevò i Dream Theater a star internazionali del panorama Progressive di quegli anni.

Traccia 1: Pull me Under



Spesso una buona prima traccia decreta il successo dell'album. Ecco perchè i 5 scelsero Pull me Under come traccia d'apertura.

La canzone comincia con un giro armonico di chitarra che viene presto accompagnato Portnoy ai tamburi; Kevin Moore ci ricama sopra fill sognanti con la sua tastiera; il tutto sfocia in un riff energetico e pulito che nulla ha a che vedere col disco precedente. La chitarra di Petrucci si fa più cattiva e sporca per il pezzo seguente, che da giusta forma al brano; stacco ed entra la voce di LaBrie, nemmeno lontanamente paragonabile a quella di Dominici: dev'essere stato un piacere sentirlo per la prima volta in quel lontano 1992. Dopo il primo pre ritornello e una parte strumentale LaBrie da prova di quel che può fare sulla strofa:

''Watch the sparrow falling
Gives new meaning to it all
If not today nor yet tomorrow then some other day

I'll take seven lives for one
And then my only father's son
As sure as I ever did love him
I am not afraid''


Il ritornello è emblema di quello che avrebbero sfornato i Dream negli anni seguenti: pezzi energetici intrisi da un velo malinconico e che ricorda da vicino le ballate. Un piacere per le orecchie e per la mente. Compaiono anche dei cori di qualità, fatti da John Petrucci e soprattutto da Mike Portnoy.
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Re: DREAM THEATER - La Storia

Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 2: Another Day



Il secondo brano spiazza per la dolcezza dei propri accordi, in netto contrasto con il brano d'apertura; in due brani i Dream mettono sul piatto prima l'energia, poi la calma.

La onnipresente chitarra di Petrucci accompagnata da James LaBrie da il via al brano, che assume subito i contorni della ballata, con il piano in sottofondo di Kevin Moore. Il ritornello è impreziosito dal sax soprano di Jay Beckenstein, che fa capolino di tanto in tanto. Anche nelle parti più decise il brano risulta ascoltabile anche alle orecchie più avverse verso le sonorità Metal.
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Re: DREAM THEATER - La Storia

Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 3: Take the Time



Pronti via, e i Theater mescolano di nuovo le carte in tavola, con questo brano dalle tinte Funky e dall'energia esplosiva.

Si parte con il basso di Myung e con l'accoppiata chitarra-rullante (che avremo modo di risentire molte volte in futuro). Il riff successivo è di gran energia, accompagnato dalla doppia cassa, ma scema velocemente in un groove che ricorda il Funky anni '70-'80 e che fin'ora mai si era sentito in un disco dei ragazzi di Boston. Il brano cavalca vari riff e cambia di volta in volta, adattandosi e mutando; da segnalare il fantastico solo di Kevin Moore prima della parte finale del brano


CURIOSITA': nel brano è presente un sample da 'Dancin Fool' di Frank Zappa. Il gruppo e soprattutto il batterista Mike Portnoy è sempre stato un estimatore del Genio americano.

CURIOSITA': 'Ora che ho perso la vista, ci vedo di più' è il sample che fa capolino, in italiano, al minuto 3:48, in pieno bridge!!
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 4: Surrounded



Altro pezzo che parte malinconico e un pochino ruffiano, prende corpo col passare dei minuti e grazie ad un bel riff di chitarra di John Petrucci; buon pezzo con un paio di ottimi spunti, ma forse non al livello di quelli di cui abbiamo già parlato.

Traccia 5: Metropolis part 1: The Miracle and the Sleeper



Qui cambiamo decisamente registro, visto che parliamo di una delle canzoni più importanti della storia del gruppo. I toni si fanno da subito decisamente più cupi e Heavy rispetto al precedente brano, con un riff bello potente di chitarra ben accompagnato dalle tastiere di Kevin Moore; stacco affidato ai tamburi di Mike Portnoy, riff di tastiera e si entra in quello che può essere consideratl la strofa, scandita da un riff djent di John Petrucci. James LaBrie entra perfetto nel brano, impreziosendolo in modo deciso; la peculiarità del brano è che praticamente non ha un ritornello che si ripete più volte, il brano è decisamente molto astratto e difficile da capire al primo ascolto. Nella seconda parte i cambi di ritmo la fanno da padrone, per quella che finora è la canzone più Prog dell'intero brano.

CURIOSITA': i fans chiesero a gran voce e per svariati anni una continuazione, la 'part 2' del brano. I Dream Theater prima pensarono ad una suite da inserire in Falling into Infinity (1997), poi crearono un intero album, Metropolis part 2: Scenes from a Memory (1999)
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 6 - Under a Glass Moon



Altro pezzo divenuto storico, parte con un riff congiunto di chitarra e tastiera a cui si aggiunge presto la doppia cassa di Portnoy, che nel corso degli anni prenderà sempre più importanza. Il brano tolte un paio di divagazioni è abbastanza dritto e ben scandito; LaBrie da prova della sua portentosa voce nel ritornello, con un acuto che ricorda i Rocker anni '70. Da citare il bel assolo di John Petrucci dopo il bridge.

Traccia 7 - Wait for Sleep



Il penultimo brano di questo storico album è una ballata vera e propria, con un piano nostalgico e con nessun cambio importante di ritmo. È anche il brano più corto dell'intero album, con i suoi 2 minuti e mezzo.

Traccia 8 - Learning to Live



Il disco si chiude con questo brano, dalla durata di ben 11 minuti e mezzo, che ne fanno il brano più lungo dell'intero album. I cambi di ritmo si susseguono, parti veloci e parti più riflessive e ponderate si ripetono più e più volte in un altro brano che è stato suonato più e più volte nel corso degli anni.
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Il terzo album e la dipartita di Kevin Moore

Forti dell'incredibile successo di Images and Words i Dream Theater tornarono in studio per incidere il loro terzo album, Awake. Il disco presenta tinte decisamente più dure e oscure rispetto alle atmosfere sognanti di Images and Words. Il disco venne registrato nel 1994 e uscì nello stesso anno, in contemporanea con l'uscita di scena di Kevin Moore per incomprensioni con il resto del gruppo. Il disco, come il predecessore è considerato uno dei migliori del gruppo.

Molti brani hanno dei marcati richiami ad altri brani dello stesso album, come nei Concept album.

CURIOSITA': l'album è dedicato, per volere del batterista Mike Portnoy, a Frank Zappa, una delle sue più grandi ispirazioni, scomparso nel 1993.

Traccia 1: 6:00



Un giro sugli octoban dai il via ad Awake e al suo primo brano, 6:00. Il groove di Portnoy viene affiancato dapprima dalla tastiera di Moore e poi dagli altri strumenti. Le tinte Hard & Heavy si sentono subito dai primi secondi, come le frasi campionate, già usate nel precedente album, ma che diventeranno sempre più importanti con gli anni a venire. Un groove cadenzato e una tastiera usata a mo' di Hammond stile Jon Lord accompagnano la strofa cantata da James Labrie; basta solo ascoltare i colpi di doppia cassa e la voce di LaBrie per capire che i Dream Theater hanno preso una strada più Heavy, in puro stile Progressive Metal. Un break più tranquillo del resto anticipa il solo di Petrucci e la parte finale del brano.

CURIOSITA': i campionamenti sono tratti dall'adattamento di Dubliners di James Joyce.

Traccia 2: Caught in a Web



Doppia cassa e tastiera per l'intro del secondo brano del disco, che sfocia in una strofa con tamburi in sottofondo e tempo tenuto dalla tastiera, mentre la chitarra tesse ragnatele, come quelle del titolo del brano. Il ritornello, in puro stile Dream Theater è più tranquillo e segna un break dal resto del brano. I riff di chitarra di metà album sono puro Heavy, nettamente in contrasto con i precedenti lavori della band.

Traccia 3: Innocence Faded



Brano nettamente diverso dai due precedenti e che ricorda molto di più le atmosfere di Images and Words, è una power ballad, la prima del disco, che stupisce nel finale con un riff veramente ben fatto.

Traccia 4: Erotomania



Erotomania è la traccia strumentale dell'album, buon pezzo che mette in risalto le qualità tecniche dei quattro musicisti.

CURIOSITA': Erotomania forma con i due successivi brani la suite A Mind Beside Itself. In Erotomania ci sono richiami degli altri due brani, e la riproposizione del ritornello di Caught in a Web.
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 5: Voices



Voices riprende dal finale di Erotomania e parte con un giro di basso (ben tre sono i brani a partire con un giro di basso) che lascia presto la scena a riff ben più Heavy; il brano è un continuo cambio di ritmi, e la parte cantata è accompagnata da un soave piano, tutta la strofa continua su ritmi lenti da power ballad, mentre il ritornello è più energetico; la parte successiva è molto più Heavy del ritornello. Questi ritmi si alternano per tutto il brano.

CURIOSITA': è presente il riff iniziale di Erotomania, ben nascosto dal resto degli strumenti.

Traccia 6: The Silent Man



Ultimo brano della suite, il brano è una ballata chitarra acustica - voce molto tranquilla.

CURIOSITA': Dopo il primo ritornello torna il riff di Erotomania. Il bassista del gruppo, John Myung è sopranomminato proprio The Silent Man, per il suo fare silenzioso e distaccato.

Traccia 7: The Mirror



Cambiamo decisamente registro con The Mirror. Un potente riff Djent di chitarra da il via ad uno dei brani più potenti ed oscuri del disco, Il groove in sedicesimi accompagna sempre la stessa nota di Petrucci, con Moore a ricamarci sopra fill di tastiera. Cambia il ritmo ma non l'onnipresente riff, che smette solo dopo un minuto, per riprendere subito dopo. Il brano parla dei problemi di alcool e droga di Mike Portnoy, ed è il capostipite di quella che sarà la Twelve Steps Suite; ma di quello parleremo in seguito.
Il giro di piano che da il via alla parte finale del disco rimanda all'ultimo, meraviglioso brano di Awake, che analizzeremo a tempo debito.

CURIOSITA': il brano nasce come intro live di Take the Time, con il nome di Puppies on Acid.
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 8: Lie



Il brano comincia subito dopo The Mirror, creando un ponte fra i due brani, come nella suite precedente. Rimane il lato Heavy e scompare il lato oscuro, almeno per la prima parte del brano. Pezzo molto Hard & Heavy, con doppia cassa pressante e LaBrie che sembra quasi stia parlando, non cantando. Il modo di cantare cambia e si fa più sporco dal ritornello, e così per la strofa successiva. Dopo il secondo ritornello c'è un break che pur essendo tenuto su dalla doppia cassa risulta più tranquillo, almeno per la prima parte. Nella parte finale cala l'oscurità con un evidente richiamo al tema del brano precedente, The Mirror.

Traccia 9: Lifting Shadows off a Dream



Prima canzone della discografia dei DT che ricorda fin troppo da vicino un gruppo che piace ai 5. Il brano ha molto in comune con i pezzi degli U2. All'epoca non era certo un problema, lo diventerà negli anni a venire, ma di questo ne parleremo più avanti. Il pezzo è una ballata che si discosta abbastanza dai pezzi precedenti, con un inasprimento poco dopo i 3 minuti e mezzo. Buon brano, ma forse non al livello degli altri dell'album.

CURIOSITA': il gruppo non ha mai fatto nulla per nascondere la somiglianza del brano con quelli degli U2, anzi. Nel tour del 2002 Mike Portnoy tiene il tempo del brano suonando l'intro di batteria di Sunday Bloody Sunday.

Traccia 10: Scarred



Torniamo a livelli altissimi con il penultimo brano del disco, Scarred. il tempo viene scandito dal ride e un giro molto Funky di basso ci porta alla strofa cantata, molto tranquilla, molto sognante, grazie anche ai tom della batteria di Portnoy. La strofa si evolve e cresce, fino a sfociare in un riff decisamente più oscuro e più Haeavy, mentre la voce pulita di LaBrie lascia spazio ad una più sporca e incazzata. La seconda strofa dopo il pre-ritornello è ancora più Heavy, con l'aggiunta della doppia cassa e un ulteriore inasprimento della voce. Il ritornello vero e proprio lo sentiamo solo al minuto 4:34, impreziosito dalle seconde voci di Portnoy e Petrucci. Qui si torna in atmosfere più tranquille e meno cattive; il tutto sfocia in un break sussurrato e suonato con la massima tranquillità, in contrasto con la potenza di prima. Dopo il secondo ritornello c'è un altro break, stavolta molto Djent, ripetuto, che sfocia negli assoli di Kevin Moore e John Petrucci. L'ultimo ritornello precede l'outro del brano.
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da Watcher »

Ho ascoltato intanto i primi due brani: The Ytse Jam e Status Seeker.
Sono così bravi tecnicamente che mi danno quasi fastidio. :evil:
[smile] ;)

EDIT
Scusa Muschiato, forse non era il caso che facessi un commento ... magari ti lascio finire il thread.
Dimmelo senza problemi, e cancello.
Sii te stesso; tutti gli altri sono già occupati. (Oscar Wilde)
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Tranquillo Watcher, nessun problema, anzi, almeno so che qualcuno li legge hahaha.

Il primo è registrato decisamente maluccio, come ad Hairless ti consiglio direttamente Images and Words, potrebbe piacerti, come stile!
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

Traccia 11: Space-Dye Vest




In queste 'recensioni' cerco di essere il più obiettivo possibile, ma qui faccio uno strappo alla regola, visto che il brano in questione è uno dei miei preferiti in assoluto.


La traccia conclusiva dell'album è anche l'ultimo brano scritto e composto da Kevin Moore, che in contrasto con gli altri membri del gruppo lascerà la band all'uscita dell'album. Il brano è il canto del cigno di Moore nei Dream Theater, il suo Testamento; Kevin però non poteva scegliere brano migliore. Il pezzo è infatti una perla, un capolavoro di malinconia e drammaticità, un brano unico che si discosta dal resto dell'album e che mai i Dream Theater riusciranno a bissare.

L'intro è tutto ad appannaggio del piano di Moore, che fa capire subito il senso di pesantezza e la tristezza intrinseca del brano; ad accompagnare Moore non ci sono tanto gli altri strumenti, ma dei samples, che rendono ancora più oscuro il tutto; il canto di LaBrie è poco più di un sussurro, niente acuti, niente voci sporche, basta solo questo al brano. In questo pezzo hanno grande rilevanza degli spezzoni del film 'Camera con Vista'. Sotto il sample si sente per la prima volta la batteria, con Portnoy che tiene semplicemente il tempo sul ride; poco dopo entrano basso e chitarra, ma la loro presenza è lieve, sfuggente; il piano e i dialoghi sono la parte portante del brano. Tutto si ferma, rimane solo il piano e delle voci in sottofondo; siamo arrivati alla chiave di volta del brano, gli altri strumenti entrano con più enfasi, cadenzando gli inizi di ogni strofa mentre la voce di LaBrie rimane sempre calma e riflessiva. Arriviamo all'unica parte veramente suonata, con la parte del testo simbolo del brano, anche stavolta cantata in modo lieve e sfuggente da LaBrie:

''And I'll smile and I'll learn to pretend
And I'll never be open again
And I'll have no more dreams to defend
And I'll never be open again''


È la parte finale del brano, l'outro è suonato da tutto il gruppo, mentre la chiusura vera e propria è di nuovo ad appannaggio del solo Kevin Moore.

Il testo è ovviamente anch'esso malinconico e triste, parla di una persona uscita da una relazione, che non riesce a dimenticare, a perdonare, una persona ormai cambiata nel profondo, che non riuscirà più ad aprirsi con gli altri per il dolore che ha nel cuore. Moore scrisse questo brano dopo essere stato lasciato dalla sua ragazza, e la sua amarezza si sente in ogni nota e in ogni parola. Il brano parla anche di un amore platonico, impossibile, perfetto nella sua inesistenza; un fatto aiutò la realizzazione del brano: in tour Moore vide una foto di una modella vestita con un abito in stile spaziale e se ne innamorò; vagava per il backstage con la foto in mano e mai se ne liberava, cercando fra il pubblico la ragazza della foto; in realtà il suo innamoramento era effimero, non si era innamorato della modella, ma della rappresentazione di essa.

CURIOSITA': il brano non era mai stato suonato live, visto che come detto Moore è l'autore di testi e musiche, e abbandonò il gruppo in concomitanza dell'uscita dell'album. Il tabù è stato spezzato l'anno scorso, durante l'Along for the Ride tour; per festeggiare i 20 anni di Awake i Dream hanno riprosto la seconda parte dell'album, compresa Space Dye-Vest.
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Re: Dream Theater: la storia

Messaggio da MrMuschiato »

L'incidente di James LaBrie e l'arrivo di Derek Sherinian

Nel 1994, mentre si trovava a Cuba il cantante James LaBrie incappò in una grave intossicazione alimentare, e vomitando si lacerò le corde vocali. Contro il parere dei medici, che consigliarono il riposo più assoluto il frontman decise di intraprendere il tour di supporto di Awake. Tempo dopo disse di non essersi sentito bene 'vocalmente' fino al 2002.

Il sostituto del partente Kevin Moore fu Derek Sherinian, ex allievo della prestigiosa Berklee di Boston (dove nacquero i Dream Theater) che poteva vantare collaborazioni con Alice Cooper e i Kiss. Venne assunto come turnista per il tour di Awake, ed entrò in pianta stabile subito dopo.

Il primo Ep: A Change of Seasons


Il primo lavoro della nuova formazione non fu però un full-lenght, bensì un ep. A Change of Season uscì il 19 settembre 1995 e conteneva l'omonima suite e una manciata di cover di gruppi famosi come Deep Purple, Led Zeppelin e Queen, tutte suonate live.

Il brano è una suite lunga 23 minuti, contenente samples da l'Attimo Fuggente e dal poema di Robert Herrick, To the Virgins, to Make Much of Time. Il testo fu scritto interamente dal batterista Mike Portnoy, mentre le partiture di tastiera erano già state scritte dall'ex Kevin Moore; Sherinian le mantenne tali, portando solo poche modifiche.

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Re: Dream Theater: la storia

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Le pressioni dell'etichetta e il rischio scioglimento

La nascita del loro quarto album in studio fu molto travagliata. La Electra Records fece grandi pressioni affinchè il gruppo scrivesse brani più coincisi e commerciali; se Petrucci era tutto sommato d'accordo con l'etichetta Portnoy era contrario all'idea, e il gruppo rischiò di sciogliersi già nel 1996. I 5 composero per oltre un anno senza poter registrare nulla; l'ok da parte dell'etichetta venne dato solo a Marzo 1997.


La travagliata nascita di Falling into Infinity

I Dream Theater si presentarono in studio con abbastanza materiale per un doppio album, ma per motivi di budget furono costretti a registrare un solo album; fra le tracce escluse c'era Metropolis part 2, che darà poi vita al loro successivo album. Il produttore Kevin Shirley operò grossi cambiamenti a molti brani del disco, per farlo risultare più orecchiabile e per cercare di far espandere il bacino d'utenza del gruppo. Il disco uscì il 23 settembre 1997, venne accolto positivamente dalla critica ma in malo modo dal pucclibo : la svolta più commerciale non venne vista di buon occhio dai fans del gruppo e il disco venne etichettato come peggiore della discografia.

Nonostante gli innumerevoli problemi in fase di pre-produzione i 5 dissero che le registrazioni furono divertenti e che tutto andò liscio.
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Re: Dream Theater: la storia

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Traccia 1: New Millennium

Traccia d'apertura dell'album, ha un bel intro che si dipana per vari minuti, ma la parte cantata lascia a desiderare e stroa e ritornello appiattiscono molto il brano. Brano comunque di discreto spessore, con dei riff e buna buona parte centrale.

Traccia 2: You not Me

Forse il brano peggiore del disco, banalotto e commerciale; fu anche uno dei brani più revisionati e riveduti da Kevin Shirley.

CURIOSITA': il brano si chiamava all'inizio You or Me; su consiglio di Shirley Petrucci volò in Florida per lavorare sul brano con Desmond Child; alla fine delle registrazioni nacque You not Me.

Traccia 3: Peruvian Skies



Ed eccoci ad uno dei migliori brani del disco, uno di quelli che meno si discosta dai precedenti album e che ha in se lo stile tipico dei Dream Theater. Peruvian Skies è una ballata che comincia con un arpeggio di chitarra a cui si aggiunge prima il basso e poi il resto degli strumenti, con inserti di tastiera distaccati e sognanti; il canto di LaBrie è calmo e pacato, con qualche impennata qui e li. Il ritornello è intriso di malinconia grazie alla tastiera e alla voce del frontman. La canzone ha una costruzione classica, con il break più energetico dopo il secondo ritornello, a cui segue l'immancabile solo di chitarra di John Petrucci. Dopo una buona parte strumentale si ripete per l'ultima volta il ritornello, questa volta accompagnato da schitarrate e doppia cassa.

CURIOSITA': i 5 live hanno spesso eseguito la citazione di Have a Cygar dei Pink Floyd dopo il primo ritornello.
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Re: Dream Theater: la storia

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Traccia 4: Hollow Years

Unico singolo estratto dal'album, è una ballata con chitarra acustica e ritmi blandi, orecchiabile ma forse un poco commerciale. Non ci sono grandi trovate o cambi di ritmo, per un brano un po' fine a se stesso.

Traccia 5: Burning my Soul

Basso effettato, voci di sottofondo elettriche e ride per l'inizio di questo brano, decisamente più Metal rispetto ai due precedenti. Un altro brano discreto che però non riesce a lasciare il segno, come gran parte del disco. Le voci metalliche nel ritornello torneranno nel corso degli anni...purtroppo.

Traccia 6: Hell's Kitchen

Nata come parte strumentale di Burning my Soul, venne scartata dalla produzione ma venne aggiunta come traccia a sé. Brano sicuramente superiore ai due precedenti, con un bel solo di chitarra nella prima parte e uno di tastiera nella seconda.

Traccia 7: Lines in the Sand



Uno dei brani più originali e più riusciti dell'album, Lines in the Sand si discosta dal resto dei brani e ricorda, per il suo ruolo di brano altamente originale Take the Time. Una lunga intro porta ad un completo cambio di ritmo, che sarà il main riff del brano, il pezzo è un concentrato di energia funkeggiante con una prima parte di cantato calmo e una seconda più esplosiva. La voce che si sente nel ritornello è quella di Doug Pinnick. A metà brano il solito break spezza il ritmo e il brano si fa più compassato, con un solo di Petrucci fra il molto Blues, il brano riprende pian piano tenore e va a concludersi dopo una lunga parte prima solo strumentale, poi anche cantata.
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Re: Dream Theater: la storia

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Traccia 8: Take Away my Pain

Traccia atipica, dal sapore etnico e che col gruppo c'entra ben poco,

Traccia 9: Just Let Me Breathe

Pezzo più Heavy e dinamico rispetto al precedente, che però non è esente dall'essere anch'esso abbastanza commerciale, come un po' tutto il disco.

Traccia 10: Anna Lee



Altro pezzo lento, l'ennesimo del disco, la prima parte è scandita soprattutto dal piano, poi si aggiungono anche gli altri strumenti. Buon lento, che da un assaggio di quel che ci sarà in Metropolis part 2.
Ultima modifica di MrMuschiato il 17/02/2015, 16:25, modificato 1 volta in totale.
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